E alla fine ci sono arrivati. Il quotidiano francese Le Parisien è stato il primo (ma, con ogni probabilità, non sarà l’ultimo) a sbarazzarsi dei sondaggi politici. Al loro posto, ci saranno più ricerche sul campo, inchieste, servizi giornalistici. Insomma, il giornale è tornato a fare il giornale, e non il megafono di un qualsiasi centro ricerche più o meno aggiustate a seconda del committente.
Del resto, che i sondaggi mostrassero la corda, lo si era notato già da un po’: hanno previsto che la Brexit non sarebbe avvenuta, ed è avvenuta. Hanno previsto che avrebbe vinto Hillary Clinton, e ha vinto The Donald. Hanno previsto che sì, al referendum di dicembre avrebbe vinto il No, ma di pochissimo. Le “corse clandestine” davano testa a testa tra le coalizioni. Risultato? 20 punti percentuali di differenza. In Francia nessuno stava con François Fillon e, invece, ha vinto ancora lui. Insomma, non ne hanno beccato mezzo.
Come è possibile? I poveri sondaggisti si difendono in tanti modi: danno la colpa a internet; al fatto che gli intervistati, sentendosi giudicati, mentono; al fatto che fosse difficile inquadrare la popolazione, in un’epoca così fluida. Poi certo, anche il fatto che i risultati siano decisi a tavolino per venire incontro a chi li commissiona, ma questo lo si dice poco e sottovoce.
Insomma, il giornale parigino ha sfiduciato il sondaggio come strumento di lettura della realtà. È un fatto definitivo e, forse, un passo in avanti. Di sicuro, una bella liberazione, anche solo dal nugolo di polemiche che, immancabili, si trascinano prima e dopo ogni tornata elettorale.