Nel 1908 quando Messina fu rasa al suolo dal terremoto, senza luce né telegrafo, i superstiti diedero per scontata la necessità di far da sé. C’erano navi all’orizzonte. Spararono in aria coi fucili da caccia per attirare la loro attenzione. Le navi capirono e arrivarono: erano russi, furono gli eroi di quelle prime ore di scavi e soccorsi disperati auto-organizzati dalla popolazione. La Regia Marina si mosse due giorni dopo: il telegramma inviato a Roma dalla nave italiana Spica si perse chissà dove e il governo Giolitti seppe dei fatti con ore di ritardo, nonostante i sismografi avessero registrato la scossa e indicato la sua eccezionalità.
Oggi, nel 2017, i telegrammi – che ora sono email o messaggi whatsApp – continuano a perdersi, o a essere giudicati bufale, comunque a sparire nelle giravolte della burocrazia, e così la morale principale che ci arriva dalla tragedia dell’Hotel Rigopiano resta la stessa di quei tempi antichi: se nevica troppo (o piove troppo, se c’è troppo vento, o troppo caldo, o mare troppo alto), se avete paura, se temete il peggio, fate uno zaino, mettetevi gli scarponi e incamminatevi per conto vostro.
Non date per scontato l’aiuto o il soccorso della pubblica autorità: è possibile che non arrivi o arrivi troppo tardi, perché il funzionario distratto e il dirigente che sottovaluta non sono un’eccezione: sono la modalità quasi ordinaria del nostro mondo, con rare eccezioni.
Non date per scontato l’aiuto o il soccorso della pubblica autorità: è possibile che non arrivi o arrivi troppo tardi, perché il funzionario distratto e il dirigente che sottovaluta sono la modalità quasi ordinaria del nostro mondo
A Genova, nell’alluvione del 2011, gli uffici comunali ignorarono gli allerta sull’esondazione del Fereggiano, e quando si accorsero del messaggio non avevano gli indirizzi delle scuole per avvisarle del pericolo incombente, e poi, dopo i morti, taroccarono i verbali per far risultare la piena “imprevedibile”.
A Parma, nel 2014, gli uffici comunali avevano ricevuto dalla Prefettura un fax con un’allerta “di Tipo Uno” che prevedeva possibili pericoli per la popolazione e per le abitazioni ben prima dell’esondazione dei torrenti: fu protocollato due giorni dopo, quando la città ormai era sott’acqua.
A Olbia, all’epoca del Ciclone Cleopatra che nel 2013 annegò la città e fece 16 vittime, il fax di allerta della Protezione Civile arrivò in comune nel pomeriggio del 17 novembre, un giorno prima della tragedia: ma era domenica, e probabilmente non c’era nessuno a raccogliere l’invito ad «attivare le procedure e le misure a tutela dell’incolumità pubblica».In Puglia, lo scontro frontale fra treni del luglio scorso – 23 morti – fu dovuto a un fax inviato dalla stazione di Corato e mai letto o ricevuto da quella di Andria. C’è una comunicazione che nessuno legge all’origine di metà di questo tipo di disastri, e in fondo tutto torna: perché una burocrazia che nell’ordinaria amministrazione tende a essere distratta, a procrastinare, a scaricare altrove le responsabilità, dovrebbe improvvisamente diventare attiva e responsabile in caso d’emergenza?
Culturalmente siamo sempre lì, a Messina 1908. Con l’aggravante che adesso il groviglio delle competenze è molto più ingarbugliato di prima. A Rigopiano la prima mail di richiesta soccorso parte alle 7 di mattina del 18 gennaio, undici ore prima della valanga. Il proprietario dell’albergo chiede lo sgombero della strada, sono tutti terrorizzati, il rischio è enorme.
Ma il Comune ha solo un vecchio spazzaneve, e non basta. Toccherebbe alla Provincia: ma la Provincia esiste ancora? L’hanno abolita a metà, un po’ esiste e un po’ no. E comunque, viva o morta che sia, ha l’apposita macchina guasta. Così passano le ore, si moltiplicano pigramente i fax, dall’allarme si arriva al disastro e in prima linea passano la Prefettura e l’unità di Protezione Civile lì insediata. E però quando il signor Quintino Marcella telefona e dice «Una slavina ha sepolto l’albergo» qualcuno decide che è una bufala. Marcella chiama il 113, il 118, il 115. Niente, solo tre ore dopo, alle otto di sera, la pubblica autorità decide di mandare su una macchina a vedere.Meglio cercare di capire come cavarsela da soli e cancellare l’illusione che la modernità, l’era della comunicazione istantanea, dei cellulari, di WhatsApp, delle turbomacchine che inghiottono la neve, dei satelliti che tutto vedono e prevedono, sia garanzia di pronto intervento
Sparare in aria, quindi, come quegli antichi superstiti di Messina, è buona pratica. Ma come loro bisogna essere consapevoli di un fatto: non è detto che lo sparo arrivi alle orecchie giuste. E se arriverà, probabilmente arriverà in ritardo. Nel frattempo, meglio cercare di capire come cavarsela da soli e cancellare l’illusione che la modernità, l’era della comunicazione istantanea, dei cellulari, di WhatsApp, delle turbomacchine che inghiottono la neve, dei satelliti che tutto vedono e prevedono, sia garanzia di pronto intervento. Non da noi, non nel Paese delle burocrazie sonnecchianti. Qui, di solito, il funzionario che dorme o non capisce vince su tutto.