E proprio mentre si chiude la stagione dell’ambientalismo, ecco che gli scienziati estraggono dal cappello un’invenzione che, se ben calibrata, potrà cambiare il mondo della plastica (e, di conseguenza, quello dell’ambiente). Alcuni ricercatori dell’Università di Bath, come riporta Seeker, hanno sviluppato un modo per utilizzare nella produzione dei polimeri, anziché il petrolio, un prodotto di scarto derivato dagli aghi di pino.
Si tratta del “pinene”, il composto chimico che dà ai pini il loro profumo e che già viene utilizzato nel processo di creazione della carta. E adesso, anziché finire in discarica, può diventare un elemento essenziale per la produzione della plastica. Lo riporta il giornale scientifico Polymer Chemistry, dove si spiega anche come avvenga tutto il processo.
Non è semplice, ma si può riassumere così: per creare la plastica flessibile si utilizzano, in genere, materiali organici come mais e lo zucchero insieme al caprolactone, che è invece deriva dal petrolio e non è rinnovabile. Per cui, come spiegano gli scienziati, il giochetto è semplice: sostituire il caprolactone con il polimero a base di pinene, più sostenibile. E anche la plastica diventa ecologica.
La cosa bella, aggiungono gli studiosi, è che gli alberi di pino sono già utilizzati per la produzione della carta, per cui – spiegano – non ci sarebbe nessun taglio aggiuntivo di alberi. Insomma, plastica buona a costo zero.