Togliere sunniti e mettere sciiti: il piano dell’Iran sulla Siria

Il progetto prevede lo scambio di popolazione tra due paesini del nord del Paese con altri due paesini del Sud. Se funziona, aumenterà la scala, fino a stravolgere la geografia della regione. Ma ottenendo una posizione di dominio sull’area

La Siria è nel caos, ma ci sono protagonisti che, nella confusione, dimostrano di avere idee e obiettivi molto chiari. Ad esempio, l’Iran. Il piano di Teheran, che approfitta dei disastri causati dalla guerra, degli spostamenti della popolazione e del mancato controllo da parte del regime di Assad su parti della regione, è molto semplice: sostituire villaggi a maggioranza sunnita con villaggi a maggioranza sciita.

Molte zone, proprio a causa del conflitto e delle scorribande dell’Isis, si sono spopolate. L’idea iraniana è di far trasferire in quelle zone cittadini siriani di orientamento sciita, provenienti da altri villaggi. La notizia, insomma, è tutta qua. Ma è abbastanza grossa. Come spiega il Guardian, il tutto rientra in un mega-progetto di ampio respiro, cioè il classico controllo della “mezzaluna sciita”, che dall’Iran raggiunge il Libano e, in particolare, le postazioni sotto il controllo di Hezbollah (gruppo che, manco a dirlo, è sciita).

Del resto i paesini che interessano a Teheran sono Madaya e Zabadani, nel Sud del Paese e vicini a Damasco, nelle mani dei ribelli. La proposta è di scambiarli con gli abitanti di Kefraya e Fua, nel nord, e vicine ad Aleppo. Sono tutti e quattro villaggi che, negli ultimi anni, sono stati contesti con violenza dalle forze in campo. I ribelli, immaginano i siriani, sarebbero contenti di mettere le mani su due posizioni importanti come Kefraya e Fua. Al prezzo, però, di acconsentire a un ripopolamento sciita di Madaya e Zabadani (e, di fatto, alla perdita di controllo sul territorio). L’Iran avrebbe un passaggio al mare più solido. Se il test funziona, allora lo si potrà fare in scala più grande, cioè scambiare gli abitanti del nord della Siria con quelli al Sud della Siria.

Insomma, in un mondo che cambia e si stravolge di giorno in giorno, può sorprendere che, ancora oggi, esistono Paesi e governi che applicano – anzi, calcolano – la deportazione e il trasferimento in massa di migliaia e migliaia di persone, con l’obiettivo di trasformare, in modo definitivo, la popolazione di un territorio. A volte lo pianificano, a volte no.

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