Forse non hai mai incontrato il tuo sosia per un motivo molto semplice: è vissuto in un’altra epoca. È una possibilità da considerare, tutto sommato. L’unico modo per verificarlo, in ogni caso, è andare in museo e dare un’occhiata ai volti delle statue antiche esposte. Magari si trova qualche somiglianza. E se non ci riesce, ci si può sempre rivolgere al progetto del Museo della Civiltà di Quebec City: “My 2000-Year-Old Double”, ci penseranno loro.
L’idea è proprio quella: mette a confronto le fotografie con immagini di statue dell’epoca egizia e greco-romana, per trovare la somiglianza maggiore. Dietro al giochino, c’è un software chiamato Betaface API: analizza l’immagine, individua 123 punti essenziali per il riconoscimento e, da lì, crea un template che sovrapporrà alle immaini delle statue. La più simile sarà quella giusta.
È un gioco, appunto, che però fa uso di uno strumento utilizzato, ormai in modo piuttosto ampio, anche in altri campi: per le app incaricate di leggere gli umori delle persone; per i sistemi di sicurezza dei distributori ATM e per i robot casalinghi. In questo caso la tecnologia serve per accrescere l’interesse delle persone per la scultura antica.
C’è anche un premio in palio: si valuteranno le migliori accoppiate tra persone di oggi e statue di millenni fa, per stabilire chi, in un viaggio infinito tra le epoche, si somiglia di più.