Stesso mare, forse. Ma di certo non stessa spiaggia. Viene fatto notare poche volte, ma il mondo sta esaurendo la sua sabbia. È un fenomeno fisico: l’erosione aumenta a causa dell’innalzamento dei livelli marini, e le coste, di tanto in tanto, vanno ricostruite.
Avviene in varie parti della Terra: in California, ad esempio, ma anche in Australia. Va avanti così da decenni. Il rimedio è semplice: squadre di ingegneri, armati di tubature specifiche, vanno a ripescare, la sabbia finita in acqua, riformando con l’aiuto di bulldozer, la superficie originali. Un’operazione che ha i suoi rischi: in alcuni casi capita di risucchiare anche qualche bomba inesplosa e dimenticata negli Oceani.
Parte del problema, va detto, è l’utilizzo eccessivo della sabbia marina nell’edilizia (serve per fabbricare il cemento). Non si può sostituirla con la sabbia del deserto perché la composizione chimica, diversa, non la rende adatta per le costruzioni. E allora si ricorre alle coste e alle spiagge. Fino a quando l’erosione non mette a repentaglio le città vicine.