Non sono solo inutili, sono dannose. Le app per la salute, quelle che contano i passi, che premono per invitare gli utenti a correre/camminare sono un disastro. Ne esistono 165mila e pochissime sono basate su dati scientifici reali, spiega Greg Hager, della Johns Hopkins University. Però fanno leva su un bisogno – reale e indotto – molto sentito: sono state scaricate più di un miliardo di volte.
Ad esempio, spiega Hager, un caso da manuale è Fitbit. Secondo Hager il vero problema è che dà dei limiti e dei traguardi del tutto insensati. “Perché gli utenti devono fare 10mila passi? Chi lo ha deciso?”. Il numero è (quasi) del tutto arbitrario. Come spiega il professore all’American Association for the Advancement of Science, nel meeting annuale di Boston, una ragione c’è, ma è quasi più un aneddoto che il risultato di una ricerca scientifica.
“Nel 1960 in Giappone hanno calcolato che il cittadino giapponese medio, se avesse fatto in modo continuo almeno 10mila passi, avrebbe bruciato circa 3mila calorie”. Da qui è entrata nella cultura popolare ed è diventata il traguardo giornaliero di Fitbit. Il tutto senza calcolare che la popolazione è cambiata, che ciò che vale per i giapponesi può non valere per – ad esempio – gli svedesi e che, in ultima analisi, tutto varia a seconda del soggetto. Con buona pace della scienza.
È ovvio, concede, “che camminare in linea di massima fa bene. Più si fa e meglio è. Ma questo non vale per tutti. Per chi ha problemi, per chi è anziano, un traguardo di 10mila passi non solo è eccessivo, è controproducente. “Solo cinque tra tutte queste app”, dopo un’attenta analisi, “possono dirsi basate su dati scientifici accertati”.