Miracolo a Sanremo, come scegliere 22 canzoni che chiunque avrebbe scartato

Il festival dei fiori sta per ricominciare, tra belli e brutti, buoni e cattivi, emerge la tipica cifra stilistica della canzone sanremese. Possiamo anticipare poco o nulla. E che sia il poco e il nulla la chiave della kermesse?

Avete presente il film The Village di M. Night Shyamalan? Ecco, a poche ore dall’inizio del Festival della Canzone Italiana di Sanremo edizione 2017, terzo e al momento ultimo targato Carlo Conti, ho l’impressione di vivere nel villaggio raccontato in quel film. Un microcosmo autosufficiente con una lunga palizzata atta a tenere distante e lontano il mondo circostante. Un microcosmo che, questa l’essenza del villaggio e di Sanremo, non tiene conto del mondo circostante, in quel caso fingendo a beneficio degli abitanti del villaggio di essere in un’epoca passata, pretecnologica, nel nostro pensando che tutto il mondo, magari anche solo tutta l’Italia sia già votata anima e corpo alle canzonette.

Perché, ieri abbiamo avuto modo di ascoltare tutti i 22 brani in gara cantati dai Big accompagnati dall’orchestra, per la maggior parte di canzonette si tratta, e nulla più. Che uno dice, e di che mai si dovrebbe trattare? Domanda più che legittima, ci mancherebbe altro. Il fatto è che Carlo Conti, presentando i titoli e gli interpreti della canzoni in gara, a dicembre, ci ha spiegato come quest’anno fosse stato costretto a aumentare il numero de Big, a causa dell’alta qualità dei brani presentati, ma a sentirli vien da pensare che in un attimo di distrazione, aumentato a 22 il numero dei concorrenti, si sia poi dimenticato di scegliere le canzoni giuste, e in buona parte abbia scelte quelle che chiunque avrebbe scartato.

Carlo Conti ci ha spiegato come quest’anno fosse stato costretto a aumentare il numero de Big, a causa dell’alta qualità dei brani presentati, ma a sentirli vien da pensare che in un attimo di distrazione, aumentato a 22 il numero dei concorrenti, si sia poi dimenticato di scegliere le canzoni giuste

Nota di costume, durante le prove il vostro affezionatissimo si è introdotto nel Green, che per i non abitanti del Villaggio è l’area dietro le quinte dove i cantanti stazionano in attesa di cantare. In questa location il suo ingresso è stato accolto come nella scena clou di Frozen, una immensa distesa di ghiaccio ha ricoperto tutto, con musichetta Disney di sottofondo. Bene, messaggio arrivato. Ora tocca alle canzoni.
Ma parlarne oggi non farebbe che dimostrare che viviamo nel Villaggio, perché voi, lettori, non le avete ascoltate, quindi le mie sarebbero Solo Parole. Sì, Solo Parole, ricordate bene questo passaggio, domani capirete perché.

Tornato alla vigilia, di questo si sta parlando, ma di una vigilia senza regali, posso dire che quest’anno c’è molta tensione. Non solo e non tanto per la compresenza sul palco dell’Ariston di due mattatori come Carlo Conti e la coconduttrice Maria De Filippi, questo più oggetto di curiosità che di tensione, quanto per il massiccio impiego di forze dell’ordine. Polizia, carabinieri e compagnia cantante, mi si passi il sanremismo, ovunque.
Anche un paio di allarmi bomba in zona, per altro, tanto per non farci mancare niente. E poi loro, gli abitanti del Villaggio Sanremo. Cioè, loro e noi, perché da una parte ci sono i cittadini, che con il tipico senso di accoglienza ligure si dividono tra quelli che ti guardano come se avessi rigato la loro macchina nuova con un chiodo arrugginito, in trepida attesa che tutto finisca per poter tornare a occuparsi di cantieri (vista l’alta percentuale di pensionati questa deve essere la passione locale) e quelli che invece vivono solo per il Festival, per altro finendo or essere il corrispettivo canoro dei pensionati che guardano i cantieri con cipiglio da architetti.

Così vedi centinaia di persone i giro con smartphone in mano pronti a farsi selfie coi cantanti, con gli addetti ai lavori, i volti noti e meno noti, e ovunque senti parlare di canzoni che, però, ancora non sono state ascoltate. Insomma, il circo. Non diverso da quello degli addetti ai lavori, tutti agitatissimi, chi perché coinvolto in prima persona, cantanti in gara, addetti stampa, discografici e affini, chi perché qui per far si che tutto questo arrivi a chi deve arrivare, dagli organizzatori ai giornalisti, che il Festival devono raccontare. Il mondo dei giornalisti e critici musicali meriterebbe un capitolo a parte, che però per senso di sopravvivenza vedrò bene di non scrivere. Vi basti però sapere che spesso capita di confondere questi ultimi per le star del Festival, tanto si prendono sul serio e tanto finiscono per crederci davvero. Per intenedersi, c’è molta meno concorrenza e molto più spirito corporativo tra i cantanti in gara che tra i colleghi della comunicazione, tutti volti a mettersi in evidenza manco fossero qui per raccontare la firma dell’accordo tra Reagan e Gorbaciov per la fine della Guerra Fredda.

Sia come sia, ieri le prove generali, oggi si parte. Da stasera anche per il resto d’Italia Sanremo sarà Sanremo. Noi tifiamo Nesli e Alice Paba, che però canteranno domani. Ma tifiamo anche per Paola Turci e Gigi D’Alessio. Vince Fiorella Mannoia, è noto, così dicono tutti nel Villaggio. Ma Sono Solo Parole.