Non tutte le tradizioni americane approdano in Italia. Insieme all’idea poco amabile di festeggiare San Valentino, è arrivata anche l’abitudine di inviare biglietti e cartoline piene di poesie d’amore alla persona amata. Purtroppo non è arrivata in Europa la tradizione, altrettanto simpatica, dei vinegar valentine. Avrebbe permesso a tutti di vivere il 14 febbraio con meno ansia e con più allegria.
Si trattava di anti-biglietti di San Valentino: più brutti, fatti un po’ peggio e, soprattutto, contenenti frasi di insulti in rima. Acidi come l’aceto (vinegar, appunto), ma anche pieni di scherno e offese. L’anti-amore nel suo massimo trionfo arrivava anonimo nelle caselle di posta delle persone con, in più, il pagamento del francobollo a carico del destinatario. Il danno e, insieme, la beffa. E la domanda strana che roderà la mente: chi lo avrà mandato?
Nei pochi anni di gloria che ha vissuto, più o meno dalla fine del XIX secolo ai primi anni del ’900, il vinegar valentine ha colpito soggetti di ogni genere. Di solito, comunque, i suoi bersagli preferiti erano i difensori dei diritti delle donne, cioè le suffragette. Le quali, a loro volta, producevano dei biglietti di San Valentino pro-diritti. Era una guerra politico-ideologica trasformata in biglietti d’amore e di disamore, che poi è finita con una vittoria e una sconfitta. Ma con la perdita di una tradizione che, se usata con spirito goliardico, poteva anche diventare simpatica.