Esiste davvero “quello che le donne non dicono” o le donne dicono tutto, in particolare quello che siamo abituati a credere che nemmeno pensino? “Siete proprio delle arrapate”: così comincia il reportage (?) di Alberto Selvaggi dal Multicinema Galleria di Bari. Il film è Cinquanta sfumature di nero di James Foley, sequel del celeberrimo Cinquanta sfumature di grigio, che (dati del 20 febbraio) solo in Italia ha incassato 2.8 milioni di euro e portato al cinema più di 400mila spettatori. Racconta Selvaggi che il pubblico femminile, per tutta la proiezione, si è scatenato indirizzando oscenità al grande schermo durante ogni singola scena di sesso o di preliminari o di bacini o di corteggiamento.
“In sala stampa non si parla che del pacco di Gabbani” è stato il titolo più letto e diffuso sul festival di Sanremo. Sui social network non è andata diversamente.
La manifestazione del desiderio femminile, quando non erotica secondo quell’erotismo basato sulla giocosa sottomissione della donna, è sempre stata legata, nella storia del costume e dello spettacolo, alla possessione
Quando seducono, le matriarche del pop femminile (Rihanna, Beyoncè, Shakira, Kathy Perry) non cedono mai al soft power dell’erotismo: sono predatrici, pericolose, mistress. Britney Spears, ormai bambolina vintage, è la sola rimasta ad ammiccare: tutte le altre esplicitano.
Il passaggio dalla timida invocazione del ritorno del maschio alfa alla sua provocazione indemoniata, franca, animalesca, fulminea e fulminante viene accorpato al sovrapporsi confuso cui l’abolizione della differenza tra maschile e femminile ha condotto uomini e donne. A quel “uomini che sono le nuove donne” (un gruppo facebook con quasi 100mila iscritti) nel quale sembra che l’eterosessualità si sia irrimediabilmente incagliata.
Il calco della donna angelicata, che tace, acconsente e passeggia trasudando gentilezza e onestà, sebbene fosse irreale già ai tempi di Dante, ha prodotto un’ostinazione culturale che impone di guardare nella manifestazione animalesca del desiderio femminile un indebito rovesciamento nel maschile. Non è stata colpa di Dante: la manifestazione del desiderio femminile, quando non erotica secondo quell’erotismo basato sulla giocosa sottomissione della donna, è sempre stata legata, nella storia del costume e dello spettacolo, alla possessione. La donna che partecipa ai riti orgiastici e dionisiaci è sempre una baccante, manovrata e invasata da un dio sbruffone, ubriaco e bulimico: non è mai responsabile di quello che fa. La strega è sempre la serva sessuale di Satana. Nel film “L’esorcista”, ad attrarre il maligno nel corpo della piccola protagonista è l’abitudine di sua madre a bestemmiare e dire parolacce. La possessione di sua figlia è la punizione per una volgarità sconsacrante inammissibile per una madre.
Difficilmente siamo disponibili ad ammettere che la bestialità esiste anche nelle signorine. E che le signorine hanno sempre giocato al carnevale dei sensi
Ci siamo così abituati a credere che al maschile afferisca per natura l’esposizione sfrenata del desiderio e che, invece, al femminile afferisca accondiscenderla. Nella febbre per il pacco di Gabbani e per la saga sado-maso di “Cinquanta sfumature di Nero” volendoci costruire dell’antropologia culturale, intravvediamo, naturalmente, anche la distorsione dell’emancipazione femminile in declinazione maschile (“possiamo fare tutto quello che fanno gli uomini, possiamo dare un peggio che sia peggiore di quello che danno gli uomini”), ma difficilmente siamo disponibili ad ammettere che la bestialità esiste anche nelle signorine. E che le signorine hanno sempre giocato al carnevale dei sensi.
L’adozione della scurrilità, dopotutto, è stata ed è anche una strategia di lotta: il collettivo femminista romano che spesso tappezza la città di volantini assai piccanti contro la violenza sulle donne e per l’autonomia del corpo e del piacere femminile, si chiama “Cagne sciolte”.
Se dall’idea che il sesso sia natura per gli uomini e cultura per le donne, essendo, invece, combinazione di entrambe le cose per entrambi i generi, le donne possono tentare di svicolarsi, gli uomini sono ancora costretti al tabù, soprattutto ora che la pressione sul venir meno della virilità soffia loro sul collo, incolpandoli della “femminilizzazione della società”. Un video dei The Jackal, youtuber d’autore racconta perfettamente la manfrina cui gli uomini sono costretti e la verità che le donne, invece, sono sempre più fiere di sbandierare: quando una ragazza entra nella stanza in cui un gruppo di amici sta parlando di marmellata, il registro cambia e il narratore improvvisa il racconto di una sessione di sesso sfrenato.
La ragazza lascia poi la stanza e raggiunge le sue amiche, con cui prende a parlare di tutti i dettagli del pene del suo partner, dopotutto protetta dal cliché che vuole il suo genere gentile, onesto e pudico.