Servizi di trasporto su richiesta come quelli offerti da Uber e Lyft hanno cambiato il nostro modo di spostarci nelle città; ma come hanno cambiato lo scenario lavorativo per i conducenti? Uno studio dell’Università di Oxford conferma alcuni impatti prevedibili, ma regala anche alcune sorprese.
La ricerca si basa sui dati forniti dal Bureau of Labor Statistics degli Stati Uniti per gli anni compresi fra il 2009 e il 2015, permettendo di investigare la trasformazione avvenuta nella forza lavoro dei tassisti in seguito all’arrivo di Uber in città come New York, Los Angeles e San Francisco.
Quando Uber ha avviato i suoi servizi all’interno di una nuova città, il numero di conducenti autonomi è aumentato prevedibilmente del 50 per cento. Il numero di tassisti tradizionali, però, non è calato. Di fatto è stato invece registrato un leggero incremento nel numero di tassisti regolarmente assunti.
Quando Uber ha avviato i suoi servizi all’interno di una nuova città, il numero di conducenti autonomi è aumentato prevedibilmente del 50 per cento. Il numero di tassisti tradizionali, però, non è calato
Questo non significa che la presenza di Uber non abbia avuto degli effetti. L’analisi mostra che il guadagno medio dei tassisti per ora è diminuito di circa il 10 per cento nelle città in cui Uber è attivo. Nel frattempo, i conducenti autonomi hanno beneficiato di un aumento del 10 per cento.
«La diffusione di Uber ha incrementato la competizione fra i servizi di taxi, contribuendo alla riduzione dei guadagni dei conducenti e la ridistribuzione degli introiti dai tassisti in regola ai conducenti autonomi», spiega Carl Benedikt Frey, uno degli autori del paper.
(…)