Web, banche e petrolio: quali sono i marchi più grandi del mondo

I giganti del tech la fanno da padrone sia in America che – di conseguenza – nel resto del mondo. Ma salgono anche i business legati alle banche, resistono gli idrocarburi e le realtà dei servizi

Per capire l’economia globale e i suoi cambiamenti può bastare questa mappa, creata con i dati forniti da Brand Finance: illustra, per ogni Paese, il marchio nazionale di maggior valore.

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Come si può subito notare (e forse con qualche sorpresa), il marchio più prezioso in assoluto è Google. Da poco ha scalzato la Apple crescendo in un solo anno del 24%: ora tocca quota 109,5 miliardi di dollari. La Apple segue, con un crollo del 26%, a quota 107 miliardi di dollari, tallonata da una pimpante Amazon, arrivata a 106,4 miliardi di dollari. Come si può vedere, è il tech il settore che, da questo punto di vista, la fa da padrone negli States. Ma, come si può notare, avviene solo negli States: è qui che le aziende legate a internet regalano i guadagni maggiori.

La Samsung, per fare un esempio, è al primo posto in Corea del Sud, ma con dimensioni molto ridotte rispetto ai giganti americani: solo 66,2 miliardi di dollari, meno di due terzi di Google (o della Apple).

Nel resto del mondo sono altri i business in crescita. Ad esempio, le banche. Il brand più forte della Cina è appunto la ICBC, a quota 47,8 miliardi di dollari, e lo stesso avviene in altri sette Paesi: Spagna (Santander), Canada (Royal Bank of Canada), Russia (Sberbank), Brasile (Itaù), in pùi Singapore, Qatar e Belgio.

E l’Italia? Condivide, insieme a Olanda, Malesia, Messico, Norvegia, Thailandia e Colombia il primato dell’idocarburo: al primo posto c’è l’Eni – la quale, però, con i suoi 12 miliardi di dollari, è solo un terzo dell’olandese Shell. Le altre compagnie sono tutte più piccole.

Infine, il terzo grande settore è quello delle telecomunicazioni: in Gran Bretagna vince la Vodafone e in Francia la Orange, così come la Telstra è il marchio più importante in Australia.

Restano, isolate, realtà come la svizzera Nestlé e la svedese Ikea. O la Red Bull in Austria e i Lego in Danimarca. Segno che, anche in settori poco battuti, si riesce comunque a costruire grandi imperi.

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