Il minimalismo, ecco la nuova filosofia che ci convincerà a liberarci dagli oggetti

Viene dal Giappone (o dagli States?) e predica meno cose, meno oggetti, meno tutto. Ridurre significa liberare, e lo spazio si trasforma in un teatro di possibilità e non un monumento al passato

Togliere cose. Diminuire. Lasciarsi alle spalle oggetti inutili, o semi-utili. È il mantra dei minimalisti, nuova moda che si insinua negli ambienti più chic del Giappone e comanda di sbarazzarsi degli oggetti. Il più possibile. Bisogna lasciare spazio al vuoto e alla propria immaginazione.

È quello che fa, ad esempio, Fumio Sasaki, vero e proprio eroe minimalista, capo del movimento e citato dalla Reuters. Nel suo monolocale nel centro di Tokyo vive solo con un computer, tre magliette, quattro pantaloni, quattro paia di calzini e tre paia di scarpe. “Come faccio? Se, quando mi trovo davanti a un oggetto, esito almeno cinque volte a considerarlo indispensabile, allora lo getto via”.

Secondo alcuni, il minimalismo sarebbe una (ennesima) copiatura di qualche vague nata negli Usa, cui partecipava anche Steve Jobs. Secondo altri sarebbe l’evoluzione del pensiero zen buddhista, in particolare il coté anti-materico. Un recupero, insomma, un pensiero autoctono tornato alla ribalta in opposizione alla solita logica consumista dell’accumulo di oggetti. Chissà chi ha ragione. Ma soprattutto, che cosa importa. I (pochi) minimalisti fanno già a meno di molte cose: faranno a meno anche di qualche spiegazione.

Quello di cui nemmeno loro riescono a fare a meno, però, è la cara vecchia retorica. Ad esempio con la classica opposizione Est-Ovest. Come dice Naoki Numahata, scrittore freelance intervistato dal magazine svizzero Le Temps, “In Occidente rendere uno spazio completo significa sistemarci dentro qualcosa”. In Giappone, “invece, è tutto il contrario. Significa togliere cose e lasciare spazio all’immaginazione”. Bravo. Non manca nemmeno il biologismo spicciolo, che tanto va di moda oggi: “Viviamo in un mondo saturo di immagini e di informazioni, quando la capacità del nostro cervello di stoccare i dati non è cambiata da 50mila anni a oggi”, spiega Sasaki. Il cervello è fermo, l’accumulo no.

A parte queste affermazioni, il minimalismo è una filosofia coerente. Raccomanda il nulla, predica il nulla, garantisce il nulla. Non è un movimento francescano perché non va contro la ricchezza, ma contro l’abbondanza. Toglie cose per mettere il vuoto, cioè toglie ingombri per mettere possibilità. Si spera, però, che tra un senso di libertà ritrovata e la maggiore ariosità nella casa, ci sia anche un po’ di spazio per l’estetica. Se ciò che rimane dalla selezione è poca roba, l’augurio è che almeno quella non sia, come la maggior parte degli oggetti delle persone, di pessimo gusto.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter