Londonistan? Sul Tamigi l’integrazione funziona bene, parola di neocon

Douglas Murray, intellettuale inglese, sull’attentato di Westminster e sul problema dell'integrazione con gli islamici: «Usare automobili e coltelli per un attentato è innanzitutto una grossa espressione di debolezza»

L’attacco a Westminster non è soltanto l’ennesima manifestazione di un “gig terrorism” che appare da molti punti di vista ingestibile, ma porta inevitabilmente con sé il mai risolto, e cruciale, problema che si chiama integrazione. Qualche anno fa si sarebbe parlato di “scontro di civiltà”: un Occidente aperto, liberale, scettico contro un Oriente (segnatamente un Islam) ancora medievale o presunto tale.
Oggi sembra che il problema si sia polverizzato in mille questioni locali, che riguardano l’esistenza di piccoli (o anche piccolissimi) nuclei di radicalizzati nelle enclave musulmane delle città europee. All’allarme geopolitico si sostituisce un allarme sociale diffuso. Sul pericolo sociale e culturale legato alla presenza dell’Islam in Europa c’è tutta una letteratura, da Alain Finkielkraut (L’Identità infelice) alle visioni post decadenti di Michel Houellebecq in Sottomissione. In Gran Bretagna uno degli intellettuali di punta della tendenza è Douglas Murray. Neoconservatore della nuova onda, 38 anni, ateo hitchensiano, omosessuale orgoglioso. Ha pubblicato una serie di libri di critica all’Islam, che gli hanno dato la fama di commentatore politically uncorrect. Ma all’inglese: con umorismo, dati, un pensiero strutturato. Il suo ultimo libro si chiama The Strange death of future. Immigration, Identity, Islam. Linkiesta.it lo ha raggiunto telefonicamente, mentre prendeva un taxi al centro di una Londra che sembra già tornata alla normalità.

In molti sostengono che, nonostante l’attentato, Londra è una città sicura

La security intorno alla zona di Westminster era molto buona. Tra l’altro, in occasione dell’attentato, ha lavorato molto bene. Ma è chiaro che sono fatti incontrollabili. È terribile da dire, ma c’è davvero poco da fare. Dobbiamo abituarci. In qualche modo.

Ha ragione chi dice che il terrorismo islamico è in una fase declinante, non avendo più i mezzi di prima?

Certo, usare automobili e coltelli per un attentato è innanzitutto, dal punto di vista “propagandistico” una grossa espressione di debolezza. Molti attacchi, negli anni scorsi, sono stati evitati, grazie al lavoro di prevenzione. E un buon numero di attacchi è stato fermato, negli scorsi anni a Londra, dall’intellegence. Tra tutte le città che conosco in Europa Londra è quella in cui le persone sono ben integrate. In un certo senso, non ci sono così tanti problemi sociali di integrazioni quanti ne vedo in altre città. Vero è che nei ghetti è la densità stessa che determina la crescita degli appartenenti al terrorismo. Ed è vero che assimilare persone di altre religioni è più problematico. Qualche mese fa Angela Merkel è stata in Israele per studiare la magnifica integrazione in quel paese. Ma in Israele arrivano, o meglio ritornano gli ebrei, e in Germania non arrivano esattamente dei Cristiani luterani.

Usare automobili e coltelli per un attentato è innanzitutto, dal punto di vista “propagandistico” una grossa espressione di debolezza

Quindi il problema dell’integrazione ha a che fare col famoso “senso di colpa d’occidente”…

Il problema vero sono tutti i tentativi che si fanno in Europa di riscrivere, la cultura, eccetera, con un’inclinazione islamica. Qualche anno fa a Londra hanno allestito una mostra intitolata 1001 Inventions: Discover the Muslim Heritage in Our World. Dove si diceva, in modo del tutto antiscientifico, tra l’altro che l’islam ha inventato il volo. E il fatto che un’iniziativa del genere sia stata ospitata in tutte le istituzioni del mondo occidentale la dice lunga.

Islam non vuol dire terrorismo…

È sicuramente la parte peggiore dell’Islam, ma bisogna ammettere una cosa. Nessuna religione è completamente pacifica, ma l’Islam, in particolare è una religione meno pacifica delle altre. Quindi senz’altro il terrorismo è la versione peggiore, ma, a rigore di testi, resta un’interpretazione perfettamente plausibile. Nel caso dell’Islam contano le fonti, per esempio la vita di Maometto. Quando era debole tendeva alla generosità, nei momenti in cui era politicamente forte questa generosità declinava. E lo vediamo nelle comunità islamiche oggi. Quando l’Islam è in minoranza parla molto dei diritti delle minoranze, ma quando si trova maggiornaza i diritti delle minoranze, da quelle sessuali alle altre, sembrano sparire. Curioso no?

Nessuna religione è completamente pacifica, ma l’Islam, in particolare è una religione meno pacifica delle altre. Quindi senz’altro il terrorismo è la versione peggiore, ma, a rigore di testi, resta un’interpretazione perfettamente plausibile

Che ne pensa di quella che sta succedendo in Siria? L’Europa è stata la grande assente dalla guerra allo stato islamico

Non penso sia del tutto vero. La Francia ha fatto un ottimo lavoro, nel complesso. Il grave problema riguardo al conflitto in Siria è che abbiamo fatto di tutto per tenercene alla larga. E non abbiamo voluto mettere i piedi sul terreno di battaglia. Che è una decisione difficilmente comprensibile. Certo, Russia, Iran, Turchia, e Assad combattono quella guerra, ma non certo per i nostri interessi. Per il loro. E noi abbiamo perso una importante occasione. Nell’insieme, sul Medioriente, abbiamo sbagliato molte cose. L’intento era nobile: riconfigurare la scacchiera politico-militare nella regione. Ma non c’è stato davvero l’impegno per andare in un altro paese e costruire uno stato. Non lo vogliamo fare davvero. Non vogliamo veramente andare da nessuna parte a governare la gente.

A parte vietare l’ingresso ai residenti di certi paesi, come giudica le posizioni di Donald Trump in tema di sicurezza e immigrazione?

C’è un grande cambiamento in atto negli Usa, di cui dobbiamo vedere ancora la portata, e capire cosa fare. In relazione al terrorismo, la mia invidia, come Inglese, rispetto al lavoro che adesso stanno facendo in Usa è l’attenzione ai groppuscoli che possono fare da incubatori del terrorismo. Trattare con gli estremisti non violenti, avere degli infiltrati, è tutto un lavoro in cui in Inghilterra siamo in ritardo

X