Meglio precisare subito: chi si assenta dal lavoro senza un valido motivo commette un illecito che è giusto sanzionare. I casi di cronaca di “furbetti del cartellino” come l’ultimo, quello dell’ospedale Loreto Mare di Napoli, dove qualche giorno fa sono state arrestate ben 55 persone, sono esempi gravi.
La filiera del lavoro italiana è fatta di una gran massa di persone che sgobbano con sempre meno garanzie, ed enclave gente sdraiata all’ombra del posto fisso. Tra gli arrestati a Napoli c’era chi timbrava e di corsa al tennis, si parla di un radiologo “fantasma”: introvabile. Ma altri casi recenti ci consegnano altri esempi perfetti. Roba da film (ricordate Fantozzi e la battaglia navale in ufficio?) a volte meglio dei film: è rimasta nell’immaginario la figura dell’impiegato di Sanremo che timbrava il cartellino in mutande subito prima di correre tra le coltri.
Sarebbe tutta bella e tutta sacrosanta l’indignazione contro gli assenteisti, se non venisse fuori che nel tono del rimprovero, almeno nella percezione collettiva della notizia, c’è, sempre presente, il sottotesto: “a me tocca lavorare, mentre lui timbra il cartellino in mutande”. Diciamola spiccia, c’è il sospetto che l’indignazione per i casi in questione sia sostanziata da una vena di invidia. invidia sociale. Invidia del tempo liberato con l’astuzia, invidia di chi viola la sacralità del Lavoro. Invidia delle mutande, probabilmente. Anche.
Nel tono e nel piglio di chi attacca gli assenteisti è sempre presente una certa vena di invidia sociale. Invidia del tempo liberato con l’astuzia, invidia di chi passa attraverso le maglie della civilizzazione. Invidia delle mutande, probabilmente. Anche.
Aveva perfettamente ragione Alberto Arbasino quando, in Fratelli d’Italia, sottolineava che l’italiano medio ha l’aspirazione a “il dottore è fuori stanza“. E non vale solo per gli assenteisti. Vale anche per chi critica gli assenteisti, sport arcitaliano quant’altri mai, che ci permette di sfogare tutto il nostro calvinismo proiettivo nel corpaccione del posto fisso, e perfino nelle fessurine delle pause caffè.
Sport arcitaliano come non mai fare i commissari tecnici delle altrui performance lavorative. Chi non ricorda l’invettiva memorabile di qualche anno fa fatta dall’allora ministro Renato Brunetta contro i “fannulloni” delle amministrazioni pubbliche? Ecco. I casi di assenteismo saranno tutti veri (tutti proprio tutti? Chissà) ma il tono, il piglio, il mood dei rimproveratori quello è. Brunettiano.
E, fateci caso, è lo stesso del pensionato sul bus del famoso sketch di Aldo, Giovanni e Giacomo, quello di Ajeje Brazov, Aldo senza biglietto, Giovanni controllore, e Giacomo pensionato che si sfogava: “gli faccia una bella multina!”. Una frase che era un tocco di genio su calvinismi proiettivi e umarellisimi. Essì, siamo tutti un po’ umarell quando possiamo misurare il nostro senso della simmetria giuridica sui comportamenti altrui: osservatori dell’architettura sociale critici, criticissimi. E quindi “gli faccia una bella multina”, e quindi “dagli a chi timbra in mutande”, e quindi, perfino, “dagli a chi s’allunga la pausa caffè”
E quindi, e quindi fioriscono le proposte per controllare meglio l’assenteista. Buono e giusto. Ma fino a un certo punto. Perché la legislazione sull’onda dell’indignazione, sappiamo, a volte (leggi: sempre) genera iniziative pubblicitarie. Per esempio per controllare meglio chi lavora in ospedale si parla di sostituire i badge con le impronte digitali.
Lo ha proposto il Governatore della Campania De Luca, pare che il ministro del Lavoro Marianna Madia sia d’accordo. E quindi impronte digitali, e quindi, acquisto dei macchinari necessari peer rilevarle, e infine costi che lievitano in un settore critico come quello sanitario, quando in molti ospedali mancano carta igienica e aghi a farfalla.Qual è il contrario del fannullone? Forse il fantuttone, “chi fa ma non sa quel che fa”, quello che Franco Battiato avrebbe voluto buttare giù dalla torre
Ma non vorremmo mai e poi mai dare l’impressione di difendere i fannulloni. Ripetiamo. Ci mancherebbe. Ri-precisiamo: quello che ci interessa è attaccare chi attacca i fannulloni in maniera acritica, facilona, pubblicitaria.
Il guazzetto facile dell’indignazione da rubrichina di prima pagina. Non c’è mai un Gramellini che manchi, a gelatina sul bollito misto all’indignata. E a proposito: la donna più bella d’Italia ordina sempre la gelatina al ristorante, ma solo per giocarci col cucchiaio, pigramente. Fannullonescamente.Che poi pensiamoci. Qual è il contrario del fannullone? Forse il fantuttone, “chi fa ma non sa quel che fa”, quello che Franco Battiato avrebbe voluto buttare giù dalla torre. La figura post-secchiona e da socialismo reale, dello stakanovista. Ovvero l’uomo già-sempre consegnato se non a una legittima ambizione a radiosi futuri, ideologici, tecnocratici, salvifici e parecchio spaccacoglioni. L’alienato perfetto. L’uomo, per dirla con Gilles Deleuze, che non sfugge alla “macchina” manco quando va in bagno o si innamora. Sogni e bisogni(ni) delegati al Dovere. Altro che calvinismo, siamo alla latrina da stato etico.
La pippa scatenata è bartender che ti prosciuga l’anima con le varietà di gin. O l’estetista che trasforma una donna adulta in una impubere, così, di libera iniziativa
In questa direzione, il tipo psicologico estremo è l’esaltato, lo stakanovista compulsivo. Pensate che non esistano? Esistono: fanno meno notizia degli assenteisti ma esistono. Il disincanto romano, feroce verbalmente quanto, in pratica, nemico dell’estremo, gli ha trovato anche una definizione: “pippa scatenata”. Ovvero colui/colei che, pur non essendo particolarmente versato in una certa attività, la esercita in maniera convinta, quasi o del tutto compulsiva.
La pippa scatenata è bartender che ti prosciuga l’anima con le varietà di gin scoperte a Londra mentre tu vorresti solo bere il tuo Negroni e chiacchierare con gli amici. Pippa scatenata è il meccanico che esagera con la lubrificazione mentre ti cambia le pastiglie dei freni, dopodiché tendi ad “infrociarti” (cit) ad ogni semaforo almeno per 48 ore. Pippa scatenata è il fisioterapista che ti lascia il polso dolorante per cinque giorni e l’estetista che trasforma una donna adulta in una impubere, così, di libera iniziativa. Ottimi motivi per rimpiangere non diciamo l’assenteismo (non sia mai), ma un po’ di pigrizia sì.Giusto mezzo per giusto mezzo: sanzionare gli assenteisti, sì, ma, vi prego, incatenate le pippe. Anche. E meno moralismi.