Così bella che a Firenze se la ricordano ancora. Simonetta Vespucci, giovane, bionda e stupenda aveva due caratteristiche: la prima era l’avvenenza suprema. La seconda, più particolare, è il fatto che, nonostante sia morta 540 anni fa, tutti prima o poi nella vita hanno ancora modo di incontrarla: come tutti gli esperti di storia dell’arte sanno, Simonetta Vespucci fu scelta da Botticelli per rappresentare la sua Primavera. Ed entrò nell’eternità.
La fanciulla nasce in liguria (forse a Genova, forse a Porto Venere) da una famiglia nobile, i Cattaneo. A sedici anni incontra e viene fatta maritare al nobile fiorentino Marco Vespucci, cugino del più famoso Amerigo. Il giovane, ospite dei Cattani, era andato a Genova per studiare l’arte bancaria del Banco di San Giorgio. Qui incontrò la fanciulla, se ne innamorò e la chiese in sposa. I genitori si fregavano le mani: Vespucci era un ottimo partito, dal momento che la sua famiglia era molto vicina ai Medici e che la situazione in medioriente, dopo la caduta di Costantinopoli, era meno favorevole agli affari dei Cattaneo.
Arrivata a Firenze, si fece subito notare: fece girare la testa a tutti. Lorenzo ci fece un pensiero, ma preferì dedicarsi alla cosa pubblica. Si impegnò di più il fratello Giuliano, che addirittura organizzò una Giostra in suo onore nel 1475 a Piazza Santa Croce. Sul gonfalone, dipinto da Botticelli, figurava un suo ritratto con la scritta “la sen par” (“la senza paragoni”). Giuliano vinse il torneo e anche il cuore della fanciulla, ma non è noto se i due divennero mai amanti.
Botticelli, come si è detto, la scelse come sua musa. E la raffigurò in più momenti: nella Primavera, nella Nascita di Venere, e anche in Venere e Marte. Lei appare sempre lì, con i capelli biondi a boccoli, lo sguardo metafisico. La bellezza salvata dal tempo e serbata per il mondo.