Tratto dall’Accademia della Crusca
Cancellino, cassino e cimosa sono tre forme lessicali (e come vedremo non uniche) usate per indicare un rotolo di tessuto, un piccolo cuscino o una spugna, comunemente utilizzato per cancellare i segni di gesso dalla lavagna in ardesia.
L’ambito d’uso delle tre espressioni presenta variazioni in diatopia, ovvero ciò che le differenzia è la distribuzione geografica: si verifica, in questo caso, un fenomeno ricorrente della lingua italiana, cioè la diffusa coesistenza di forme lessicali diverse da regione a regione per indicare la medesima cosa, i cosiddetti geosinonimi (a proposito di Regionalismi e geosinonimi cfr. la scheda a cura di Raffaella Setti.
Si possono avere indicazioni utili, benché non assimilabili a “fotografie complessive di singole realtà cittadine” (cfr. Poggi Salani – Nesi, p. 652) sulla rispettiva distribuzione geografica di cancellino, cassino e cimosa consultando la banca dati, risultato del progetto LinCi-La lingua delle città. Il progetto ha condotto “qualche sondaggio indicativo” (cfr. Annalisa Nesi e Teresa Poggi Salani, La lingua delle città – LinCi, Accademia della Crusca, 2103, p. 11) sulle varietà dell’italiano in uso in 31 città della Penisola.
Esaminando i dati forniti da LinCi, in linea di massima, nelle città indagate nel Settentrione sembra delinearsi la preferenza per la forma cancellino, utilizzata soprattutto dalla fascia più giovane del campione indagato e con un livello di studio più alto.
Nello specifico per le città del Piemonte analizzate, con cancellino, a Cuneo e Alessandria risulta usata anche la forma cancellina, fornita da informatori con un livello di studio alto, accompagnata da cimosa, fornito da un’ informatrice anziana e istruita, e spugnètta, fornito da un informatore anziano e non istruito e, per quanto riguarda Cuneo, anche spugna e straccio, utilizzati da informatori giovani o di età avanzata indipendentemente dal titolo di studio; a Torino la LinCi attesta spugnetta, ugualmente usata da due informatori non giovani con basso titolo di studio, mentre le alternative usate a Biella sono spolverino (registrato tra giovani e con titolo di studio elevato) e ancora spugnetta; infine a Novara le forme coesistenti con cancellino sono spugna, spugnetta e straccio, utilizzate dalla fascia meno istruita del campione indagato.
A Milano a cancellino si affianca spugna che viene utilizzata dalla fascia più giovane e di età media e con titolo di studio elevato, mentre la restante parte del campione utilizza spugnètta, straccio ostraccètto. A Verona, accanto alla forma maggioritaria, che un informatore di età media e con un alto livello di studio realizza cancelìn, e a cancelina di un informatore giovane e con basso titolo di studio, due informatori anziani e istruiti usano cimonza e tampone. Per completare il quadro settentrionale si aggiunge che a Genova l’alternativa a cancellino è girella, fornito solo da un giovane con un basso livello di studio.
Il termine cimosa è il più affermato in tutta la Toscana, indifferentemente dalla formazione scolastica e dalla fascia di età degli intervistati.
A Livorno e Arezzo cimosa è accompagnata da spugna e spugnetta, registrate tra persone con bassa scolarità. A Massa, oltre a panno per lavagna, spugna,spugnetta estoppino, utilizzati per la maggior parte, ma non soltanto, da persone con basso titolo di studio, è registrata anche la forma cancellino, soprattutto tra i più giovane e istruiti. Analogamente cancellino è registrato a Pistoia, Pisa, Siena e Carrara. È significativo sottolineare come un informatore di Pisa stia attento a precisare che il termine cancellino è da loro utilizzato per indicare ‘un oggetto per cancellare il lapis’.
La fascia non giovane del campione e con un livello culturale più basso può utilizzare anche spugnetta, tampone (Carrara), gomma (Lucca) Infine per Firenze, Prato e Grosseto si registra esclusivamente la forma cimosa.
Per quanto riguarda le città indagate nel resto dell’Italia centrale appare preferita la forma cancellino a Roma, Latina, L’Aquila e Viterbo; è accompagnata, però, da straccio e scancellino (a proposito di scancellare si può leggere la scheda su questo stesso sito) a Roma e Viterbo, da spugnéta a Latina e da canovaccio, cassino all’Aquila.
La forma cassino si mostra come decisamente maggioritaria nell’inchiesta LinCi svolta a Lecce, dove è indifferentemente usata da tutta la popolazione. Le si affiancano poi cuscino e presina, tra gli informatori di età media meno istruiti, e cancellino, utilizzato dalla fascia più giovane meno istruita. LinCi attualmente non dispone di dati per la Calabria e la Lucania; troviamo però cassino, registrato nel Dizionario della Calabria meridionale di G. A. Martino ed E. Alvaro, e dal Dizionario italiano sanfelese di A. I. Luciano, per la Basilicata; quest’ultimo dizionario testimonia anche scancellino.
Tornando ai dati offerti da LinCi, a Catania risulta preferita decisamentespugnetta (8 informatori su 12), mentre cancellino appare minoritario (2 informatori su 12),ed è seguito da spugna e straccio registrati da informatori con basso titolo di studio. In Sardegna ritroviamo il termine più diffuso in Toscana, cimosa, che a Nuoro è affiancato da spugna, mentre a Cagliari e Oristano la forma più utilizzata è cancellino.
In una prospettiva diacronica, la voce cimosa, di etimo incerto, appare come la più antica: è attestata dal 1430 (così in ZINGARELLI 2016) nel suo significato originario ovvero “margine laterale di un tessuto che differisce dal tessuto stesso per essere più fitto e, spesso, di qualità differente e perciò non può essere utilizzato in lavori di sartoria”. In principio infatti l’oggetto usato per cancellare era costituito proprio dalla cimosa arrotolata; solo successivamente venne realizzato in feltro.
La forma cancellino è assai più tarda: risulta attestata a partire dalla seconda metà del Novecento (dal 1955 secondo il DELI, mentre lo ZINGARELLI 2016 e il GRADIT indicano come data di attestazione il 1962). Alla fine del XIX secolo, come ci conferma la V edizione delVocabolario degli Accademici della Crusca si indica con cimosa “l’oggetto di cui ci serviamo per cancellare i segni tracciati nella lavagna”, mentre con il termine cancellino si intende soltanto un ‘piccolo cancello’.
Il termine cassino, infine, analogo al precedente per il processo di derivazione (deriva dal verbo cassare ‘cancellare, depennare’), risale all’inizio del Novecento (1905, secondo il GRADIT) ed è glossato come forma obsoleta dallo stesso GRADIT e dallo ZINGARELLI come rara.