Come non averci pensato prima? Il voto della Brexit non è l’espressione degli elettori inglesi, bensì il risultato di una serie di cyberattacchi, russi e/o cinesi. Lo si mette in luce (senza prove, però) un rapporto parlamentare britannico reso pubblico mercoledì 12 aprile. Secondo la ricerca, il sito su cui era necessario iscriversi per accedere alla votazione, aveva registrato alcune anomalie nelle ore precedenti al voto. Anzi: il 7 giugno, come è noto, era perfino andato in crash per l’alto numero di iscrizioni, oltre 500mila in un giorno solo – e mancavano poco meno di due ore alla chiusura.
All’epoca le autorità avevano interpretato questo fenomeno come un improvviso (e tardivo) interesse degli elettori britannici sul tema, e perciò avevano deciso di spostare di due giorni il limite della chiusura delle iscrizioni. Ma forse la questione era diversa. Non è da escludere – ipotizza il rapporto – che tutte quelle iscrizioni improvvise fossero in realtà il frutto non tanto di un risveglio del cittadino/suddito britannico, bensì l’opera di hacker internazionali intenzionati a influenzare il risultato del referendum.
“La commissione non elimina la possibilità che il crash sia stato causato da un attacco DDOS (distributed denial of service attack) fatto con i bot”, dicono. Ma non c’è nessuna prova. La questione, poi si complica: sia Uk che Usa, scrivono, hanno un approccio “tecnico” per quanto riguarda “l’interferenza nei sistemi IT che sono critici per il funzionamento del processo democratico”. I russi e i cinesi, invece, hanno “un approccio cognitivo”, basato sulla “comprensione della psicologia di massa e sulla capacità di sfruttare gli individui”. Cosa significa? “Le implicazioni di questa diversa visione del concetto di cyber-attack, cioè come questione solo tecnica o come questione più ampia, in grado di andare oltre il digitale e influenzare l’opinione pubblica”.
Tradotto in parole povere: i russi non hanno davvero hackerato il voto della Brexit. Ma potrebbero aver condizionato, con un controllo suggestivo delle informazioni, le decisioni degli elettori. Un’accusa piuttosto fumosa, in realtà. Ma in linea con i tempi.