Uno cerca il mandato popolare, l’altro ha già ottenuto lo scettro del pop. Uno tiene in pugno l’Europa, l’altro un semplice microfono. Uno considera, sulla scia dei Fratelli Musulmani, la democrazia come strumento per imporre l’islamismo. L’altro, invece, come strumento ha solo una chitarra, e la suona benissimo. Sono i due Erdoğan: il molto noto presidente turco Recep Tayyip contro il – purtroppo meno famoso – musicista 76enne Özdemir, stella del jazz turco, musicista instancabile, grande innovatore.
La sua biografia è semplice: è nato negli anni ’40 e, a causa delle difficili condizioni dell’epoca, non riesce ad avere una formazione completa. Studia comunque musica (i suoi genitori erano entrambi musicisti) e dopo aver compiuto il servizio militare, cioè all’inizio degli anni ’60, si accoda a una piccola orchestra jazz, che suona anche musica pop. È in quel momento che perfeziona la sua conoscenza della chitarra e parte in un tour europeista, con destinazione i Paesi scandinavi del nord. Poi torna in Turchia e si dedica alle cover di canzoni occidentali e – udite udite – anche greche, con testi in turco. Come il suo omonimo, insomma, ha avuto all’inizio un grande interesse per la cultura dell’Occidente.
Nel 1972 comincia la sua fase sperimentale: prende elementi del funk e del jazz e li mescola con sonorità della tradizione turca. È un cammino molto lungo: la fusione tra le culture si rivela molto prolifica, tanto da permettergli di fondare anche una casa discografica. È a quest’epoca che comincia a comporre la sua musica e il suo album “Canın Senle Olmak İstiyor” venne premiato come Miglior album dell’anno dal giornale musicale Milliyet.
Nel 1984 avviene la sua svolta: smette di guardare ai modelli stranieri e si concentra sul repertorio musicale tradizionale: il folk turco diventa la sua specialità e si trasforma anche in cantante, non contento delle sue capacità come chitarrista. È una figura altalenante, insomma: più o meno come l’omonimo/omologo, anche Özdemir oscilla tra Occidente (pop, jazz, funk) e Oriente (folk e cultura tradizionale). Prima si innamora dell’Europa, e poi riscopre le proprie radici del passato.
Del resto, si sa, cultura e politica spesso vanno a braccetto nelle stesse direzioni. Ma il vecchio chitarrista, almeno, non mette in carcere i giornalisti.