A scuola doveva essere insopportabile. È il cosiddetto “Banksy” della punteggiatura, l’uomo che di notte si concentra su vetrine e cartelli di Bristol per correggere l’ortografia sbagliata. La Bbc, incuriosita dalla sua attività, lo ha seguito nelle sue missioni notturne e lo ha intervistato. In ogni caso, non ne ha divulgato l’identità.
“Io sono un vigilante della grammatica”, ha detto di sé. I giornalisti lo hanno ribattezzato “l’Apostrofizzatore”, per il semplice fatto che gran parte del suo lavoro consiste nel sistemare gli apostrofi nelle frasi. Gli inglesi, come è noto, hanno delle difficoltà con il genitivo sassone: a volte non mettono l’apostrofo, a volte lo mettono dopo, a volte lo mettono dove non dovrebbe (ad esempio con i plurali). Per i puristi della lingua, o gli ingegneri – e lui, guarda caso, è proprio un ingegnere – è un affronto, anzi di più. È un dolore fisico.
“È una battaglia che, sono convinto, è necessario combattere”. Per condurla ha creato uno strumento apposito, composto da un’asta e altri ammennicoli per grattare via gli apostrofi sbagliati e/o mettere quelli giusti con degli sticker
La sua caccia all’errore dura da tredici anni, e non è ancora finita. La prima volta, racconta alla Bbc, fu nel 2003. “Era un cartello del Comune con scritto Monday’s to Friday’s. Ridicolo. Ho grattato via gli apostrofi”. Un altro grande successo fu correggere l’insegna di Amys Nail’s, un obbrobbrio grammaticale ed estetico, in Amy’s Nails. Molto meglio.
Il problema, come sempre in quest’epoca, è che fare le cose giuste è illegale. Forse che il Banksy degli apostrofi potrebbe finire in cella? La questione è dubbia. Ma lui sostiene di no: “Non faccio altro che mettere e togliere degli adesivi. È un crimine, piuttosto, mettere gli apostrofi sbagliati”. Non si preoccupi, però: di sicuro tutti quelli come lui, cioè molto sensibili alla grammatica, genete che passa le giornate sui social a correggere gli altri, saranno pronti a pagare di tasca loro la sua cauzione. Vero?