I bambini italiani piangono di più. Non è un’impressione, è un dato di fatto, e lo hanno scoperto alcuni ricercatori di Londra, che hanno messo a confronto 8.700 studi da più Paesi sulle coliche dei neonati per stabilirne incidenza e durata.
Come hanno scritto sul Journal of Pediatrics, è stato scoperto che il tasso di pianto e lamenti da coliche neonatali tocca dei picchi in Italia, in Canada, in Inghilterra e in Olanda. Molto di più rispetto a Usa, Germania, Danimarca e Giappone. Come è possibile?
Prima di tutto, va chiarito un fatto: con “colica” non si intende alcuna specifica problematica, bensì la definizione medica per “non sappiamo per quale motivo suo figlio pianga così tanto”. Le cause di queste coliche sono sconosciute, e così i loro rimedi. Si sa solo che vanno e vengono e che, dopo qualche mese di notti bianche per i genitori, scompaiono.
È proprio per fare chiarezza su questo aspetto che è cominciata la ricerca. Le scoperte, come spesso accade, hanno sorpreso gli scienziati. In media, hanno stabilito, nelle prime due settimane di vita del bambino i genitori affrontano due ore di pianto al giorno. Tempo che si accresce nelle settimane successive, fino alla sesta, in cui si tocca il picco di due ore e quindici. Poi, pian piano, diminuisce. Dopo dodici settimane, piangono “solo” un’ora e dieci minuti per notte.
Eppure non è così sempre e ovunque. I bambini italiani, britannici, canadesi e olandesi piangono di più, piangono più spesso e tengono svegli i genitori più a lungo. “Non si può dire se sia dovuto al modello di genitorialità”, spiegano i ricercatori. “O se sia invece da riferire alle esperienze del parto o della gravidanza, o ancora ai geni”. Insomma, resta un mistero. Su cui potranno riflettere, però, tutti i neo-genitori, nelle loro lunghe nottate bianche.