(Parigi). Una densa cappa grigia avvolge la città di Parigi. I gas di scarico, accumulati nell’atmosfera, non vengono sospinti da movimenti d’aria ma ristagnano sulla città a causa delle particolari condizioni meteorologiche di bassa pressione. Airparif, l’organismo incaricato di sorvegliare la qualità dell’aria della città di Parigi, ha appena lanciato l’ennesimo allarme: livello di particelle sottili superiore al normale (80/100 microgrammi per metro cubo). Scattano i blocchi e i divieti di circolazione. Metro e bus vengono presi d’assalto, parcheggi gratuiti alle porte della città. E’ da mesi che si va avanti così ma così non può continuare a lungo. Con quelle code di camion e di veicoli alle porte della città lunghe chilometri che rendono l’aria sempre più irrespirabile, soprattutto quando le condizioni meteo non aiutano. “Ogni anno circa 2.500 persone muoiono a Parigi per cause legate all’inquinamento”, ricorda la sindaca di Parigi Anne Hidalgo che ha oramai dichiarato guerra senza quartiere alle auto in città, soprattutto quelle diesel. Non a caso: sono le più inquinanti e numerose (in Francia due macchine su tre vanno a diesel su un parco auto che conta oltre 38 milioni di veicoli).
L’idea è di limitare sempre di più l’accesso alle auto private in città potenziando contemporaneamente tutto il sistema di trasporti (metro, bus, tram) portandoli anche dove non arrivano, in banlieue, nel quadro del progetto “Nouveau Grand Paris”. Una città più eco-sostenibile che si appoggia anche sul sistema cittadino di macchine elettriche ready-to-use (autolib’) ed il consolidato sistema di biciclette (velib‘) con stazioni in tutta la città. Sarà questo il destino delle grandi capitali europee nel prossimo futuro?
Dopo Città del Messico, Atene, Madrid sarà dunque anche il turno di Parigi. L’ultima riunione del Cities 40 (C40) – il meeting dei sindaci delle grandi metropoli del mondo – ha pontificato in tal senso: sbarazzarsi dei veicoli diesel entro il 2025, promuovere le macchine elettriche, ibride o ad idrogeno. Il C40 ha oramai un peso preponderante nelle decisioni perché comprende 90 megalopoli tra cui Rio, Caracas, New York, Parigi, Dakar, Johannesburg, Addis Abeba, Seul, Pechino, Shanghai, Atene, Istanbul o Londra e rappresenta un macrocosmo di oltre 650 milioni di persone che genera il 25% del Pil mondiale. A Parigi la Hidalgo vuole procedere anche più celermente rispetto ai suoi colleghi. L’idea è di bandire il diesel entro il 2020 attraverso misure progressive (alcune già all’opera). Dal Settembre 2015 camion ed autocarri immatricolati prima del 2001 già non possono circolare in città. Da luglio scorso nemmeno i veicoli più inquinanti. Ora da pochi giorni è attivo (e coercitivo) il sistema di vignette Crit’Air. La vignetta, che deve essere obbligatoriamente applicata sul veicolo, prevede 6 classi, identificate con diversi colori e attribuite in base all’anno di immatricolazione, all’efficienza energetica e alle emissioni del veicolo. L’obiettivo principale è quello di ridurre gradualmente le emissioni e gli inquinanti atmosferici, incentivare i nuovi veicoli a basso consumo ed eliminare progressivamente dalla circolazione i vecchi veicoli più inquinanti. Con l’introduzione del bollino Crit’Air si punta a ridurre soprattutto le emissioni di ossidi di azoto e di polveri sottili. Il dispositivo Crit’Air s’appoggia anche sul parallelo allargamento delle Zone a Circolazione Ristretta (ZCR) dove potranno circolare solo i mezzi più verdi.
L’idea è di limitare sempre di più l’accesso alle auto private in città potenziando contemporaneamente tutto il sistema di trasporti (metro, bus, tram) portandoli anche dove non arrivano, in banlieue, nel quadro del progetto “Nouveau Grand Paris”. Una città più eco-sostenibile che si appoggia anche sul sistema cittadino di macchine elettriche ready-to-use (autolib’) ed il consolidato sistema di biciclette (velib‘) con stazioni in tutta la città. Sarà questo il destino delle grandi capitali europee nel prossimo futuro? La sindaca di Parigi vuole prendere l’esempio di città come Tokyo che in 15 anni è riuscita a sradicare completamente il diesel ma anche a riempire la città di alberi, spazi verdi, terrazze e giardini che riducono considerevolmente l’impatto dei microclimi caratteristici delle grandi città sulla salute ed il benessere dei cittadini.
Un esempio è il programma «Végétalisons la Ville», un ambizioso programma di ‘vegetalizzazione’ della città di Parigi (inaugurato nel 2014) che durerà fino al 2020. L’idea è quella di creare 30 ettari supplementari di giardini aperti al pubblico, di piantare in città 20.000 nuovi alberi, d’inaugurare circa 200 progetti di verde privato (con rilascio di permessi di ‘vegetalizzare’ gli spazi abbandonati nei propri quartieri, marciapiedi, cortili, tetti di case e di garage), di fattorie pedagogiche all’interno dei cortili delle scuole etc. Ma dato che lo spazio in città è oramai saturo si sfrutteranno anche le intercapedini urbane, gli enormi spazi cioè che l’architettura urbana lascia tra un luogo ed un altro: si tratta di oltre 100 ettari di nuovo spazio verde che nascerà sui muri della città, sui tetti, sui terrazzi dei palazzi, di cui un terzo saranno dedicati all’agricoltura urbana. Il vantaggio non è solo quello estetico di una città più verde e più curata ma anche quello di permettere di sviluppare la biodiversità in città (nuove piante attirano nuovi insetti e quindi nuovi uccelli), di consentire alla città di “rinfrescarsi” limitando gli effetti del microclima urbano, di migliorare la qualità dell’aria, di proteggere dal caldo o dal freddo eccessivi (il verde ha il potere di temperare gli sbalzi termici) ed anche acustico (le siepi, gli alberi costituiscono una naturale barriera all’inquinamento acustico). Qualunque superficie urbana insomma, se ne avrà le caratteristiche, potrà dunque trasformarsi in spazio verde, partecipando alla rinascita della città. Il futuro in città è sempre più verde.