Se m’avessero detto che, un giorno, durante una cena tra amici, mi sarei trovata a difendere gli uomini, non ci avrei creduto. Sì insomma, in quegli anni in cui ero fermamente convinta che fossero loro a essere nel torto e noialtre nella ragione, che il difetto avesse il pene per definizione e che il nostro diritto all’altrui ammirazione – specie di matrice virile - fosse parte costituente dell’ordine naturale delle cose.
E invece, incredibilmente, qualche giorno fa mi sono ritrovata a una cena tra donne, tutte mediamente single (quindi non inattive, ma neppure pubblicamente impegnate con un compagno ufficiale), tutte mediamente risentite per lo scarso interesse degli uomini che frequentano, tutte a condividere testimonianze più o meno deprimenti su quanto lessi, quanto involuti, quanto insicuri, quanto indecisi, quanto molli essi siano (quando non sono più semplicemente fedifraghi e bugiardi, sentimentalmente impegnati e intenti a intessere relazioni clandestine con l’esercito delle trentenni single).
Se l’uomo non ci prova subito, è cripto-gay, oppure etero ma di quelli con riserva, affetti da gravi carenze di testosterone. Se l’uomo ci prova subito è un morto di figa che vuole solo scopare. Se dopo che siamo andati a letto non ha voglia di rifarlo, è naturalmente uno stronzo. Uno che le donne le usa e le getta. Uno che deve soffrire malamente, prima o poi
Ora, lamentarsi degli uomini è una delle attività più longeve nella vita di una donna, sia chiaro. Un argomento autenticamente evergreen, che inizia alle scuole elementari e finisce praticamente nella terza età inoltrata. E ciò vale indipendentemente che le donne siano single (e dunque si lamentino della scarsità e della vacuità degli uomini in circolazione, se non della loro stronzaggine), sia che le donne siano sposate (e dunque si lamentino dei loro mariti, dei loro vizi e delle loro spregevoli abitudini domestiche). Eppure, più ascoltavo le mie amiche parlare, spalleggiarsi e rinfrancarsi, poiché com’è noto merda comune, mezzo gaudio, più percepivo che c’era qualcosa di sbagliato, di opinabile, una serie di presupposti che – se fossi stata uomo – mi avrebbero se non altro infastidita. Quindi, per puro esercizio di stile, ho provato a fare l’avvocato del diavolo, ho provato a prendere le parti dell’ex “sesso forte”:
- Il fatto che un uomo non voglia la stessa cosa che vogliamo noi (che essa sia andare a fare una vacanza insieme – di cui noi naturalmente decideremo destinazione, accommodation e tenore – oppure trascorrere il weekend, una sola notte o magari la vita intera, con noi), non fa necessariamente dell’uomo suddetto un ritardato mentale. Lo so, è difficile da capire e da accettare, ma egli può avere degli interessi e delle volontà che non necessariamente coincidano con le nostre. Sebbene le nostre siano sempre, com’è universalmente riconosciuto, le volontà migliori possibili, ovviamente.
- Continuare a ripeterci cose come “quando gli ricapita una come me?!” è un atto di disonestà intellettuale verso se stesse. Che significa “una come me”? Cos’è che siamo, noi? Emancipate, libere, indipendenti, sessualmente disinibite, simpatiche, divertenti? Bene, e quante ne conoscete di donne così? Io diverse, per esempio, quindi mi viene in mente che una-tipo-me (e io ho anche una percezione piuttosto alta di me) possa ricapitare. Possa capitare persino una migliore di me!
- Se l’uomo non ci prova subito, è cripto-gay, oppure etero ma di quelli con riserva, affetti da gravi carenze di testosterone.
- Se l’uomo ci prova subito è un morto di figa che vuole solo scopare.
- Se dopo che siamo andati a letto non ha voglia di rifarlo, è naturalmente uno stronzo. Uno che le donne le usa e le getta. Uno che deve soffrire malamente, prima o poi. Il fatto che sia stata una nostra libera scelta, offrirgli la nostra vittoriana virtù dopo un aperitivo di due ore, è trascurabile. Lo schema prevede che dopo avergliela concessa, egli diventi nostro schiavo d’amore e, se non lo fa, è uno stronzo. Punto e basta.
- Se ha voglia di rifarlo ma non di impegnarsi in qualcosa di più, è un immaturo, un superficiale, un adolescente ultra-trentenne che non ha alcuna intenzione di crescere e assumersi le sue responsabilità (e perché dovrebbe farlo, del resto, se non ci ama e se può continuare a divertirsi nel Luna Park di donne a disposizione, invece che impegnarsi con una sola e farsi tritare i coglioni con il minipimer?)
- Se ha voglia di rifarlo e di impegnarsi (mettiamo il caso), ha certamente qualche grave handicap che non lo rende abbastanza adatto a noi. Ha la pancia, è troppo basso, fa un mestiere troppo poco compatibile con il nostro (cioè ha una RAL sotto i 50k annui). Ma noi siamo profonde, siamo buone, siamo giuste e non giudichiamo dall’aspetto. Ovviamente se loro invece notano le imperfezioni fisiche delle donne e ne parlano, sono delle merde.
- Se un uomo ce lo dice apertamente che non vuole una relazione seria, guardandoci in faccia, è un egoriferito talmente pieno di sé da pensare che possiamo essere seriamente interessate a lui solo perché ci siamo sfilate le mutande. Ma cosa crede, che siccome gliel’abbiamo data lo amiamo? Che gli offriremo il nostro utero in cambio di una cena al fusion? Riprenditi, bello! Sveglia! Siamo nel 2017, noi siamo donne a-a-alfa, andiamo a letto con gli uomini anche senza volere una proposta di matrimonio! Relax.
Se si comporta bene (cioè in maniera compatibile con le nostre aspettative) è tanto carino, è intelligente e poi ha un culo che parla. Appena fa qualcosa che non ci piace, lo stesso uomo, ce l’ha piccolo, oppure viene troppo in fretta, oppure ha un odore sgradevole, è noioso, ripetitivo, parla di sé alla terza persona singolare
- Se un uomo NON ce lo dice apertamente e verbalmente, oppure a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno, che NON vuole una relazione seria, è ambiguo, disonesto, poco trasparente. E noi intaseremo i gruppi whatsapp con le nostre amiche per dedicare ore all’interpretazione di screenshot di conversazioni che, guardate con un minimo di lucidità, lascerebbero poco spazio a dubbi.
- Se un uomo non ha voglia di essere un juke-box di rassicurazioni a richiesta, è un egoista.
- Se un uomo ci dà tutte le rassicurazioni che vogliamo, è uno zerbino. Ma insomma, dai, un poco di carattere, no? Eh io non posso farci niente, ma mi piacciono gli stronzi-maledetti-tossicodipenti-sessuomani.
- Se si comporta bene (cioè in maniera compatibile con le nostre aspettative) è tanto carino, è intelligente e poi ha un culo che parla. Appena fa qualcosa che non ci piace, lo stesso uomo, ce l’ha piccolo, oppure viene troppo in fretta, oppure ha un odore sgradevole, è noioso, ripetitivo, parla di sé alla terza persona singolare.
- Se un uomo racconta ai suoi amici che siamo andati a letto insieme, è un coglione. Cosa vai a dirlo in giro? Te ne devi vantare? Ma come ti permetti. Ma come sei messo. Per contro, però, è perfettamente normale per noi stilare una pagella delle sue prestazioni con tutte le nostre amiche e i nostri amici, entro e non oltre 10 minuti da quando l’uomo in questione ha varcato la soglia di casa nostra per dirigersi alla sua magione.
E questi sono solo alcuni esempi. E, badate, non intendo essere polemica per il gusto di esserlo, ma per il semplice fatto che evidenziare tutte le assurdità dell’altro sesso senza vedere le proprie, non è un atteggiamento costruttivo. Per il semplice fatto che quella tra i sessi, è una guerra che rischia di non avere vincitori. E per amare, forse, bisogna deporre le armi, apprendere, comprendere. Contemplare l’esistenza di un altro essere umano in quanto tale, e non in quanto propaggine delle nostre aspettative, lenitivo per le nostre insicurezze. Non giocare, ma mettersi in gioco che, se ci pensate, è una cosa diversa.