Soluzione semiseria a problemi complessi: come piegare un lenzuolo elastico

Non si fosse interrotta la trasmissione del sapere di generazione in generazione, questo know how sarebbe stato appreso in famiglia, magari in tenera età. Ma il problema è che, come per tutte le cose, esistono molti modi e molte soluzioni. Non tutte corrette

Molti si vergognano e non hanno il coraggio di confessarlo. Eppure è così: non tutti sanno, e nemmeno sanno di non sapere, come si piega un lenzuolo elasticizzato. Il problema, per chi piega lenzuola come se fosse nato solo per quello, salta subito all’occhio: non ci sono gli angoli alla fine. Come si fa?

O ci si affida agli insegnamenti della nonna – ma a patto che la nonna sia vicina, abbia esperienza in materia e non sia vissuta invece in epoche in cui nessun lenzuolo era elasticizzato – oppure ci si dispera, tentando di piegarlo a casaccio. Tanto, poi, chi se ne accorge? Altri evitano del tutto la questione: lo lavano, lo stirano e lo riutilizzano subito. Ma il saggio sa che non va bene. Sa, il saggio, che è una soluzione di emergenza. Il saggio conosce la giusta via. E apre Youtube per imparare.

Il problema è che anche qui, nel mare magnum dei mille tutorial, si incontrano diverse scuole di pensiero. Non manca chi piega gli angoli prima, isolandoli. Chi finge che siano angoli anche se sono curvi. Chi lo fa alla boia d’un giuda, chi ammassa le pieghe, chi le avvolge in un senso, chi in un altro. Il saggio guarda, il saggio medita, il saggio è confuso.

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Di fronte a questo caos, il saggio riconosce l’errore. E chiude la finestra di Youtube. Purtroppo, al netto dei vari sistemi, l’unico che appare affidabile si trova qui. Ci vuole un minimo di tempo, un po’ di manualità, la giusta pazienza e – parola tanto orrenda quanto abusata – resilienza all’errore. Ma ormai è tardi. Il saggio sente il termine “resilienza”, sospira, si tappa le orecchie, e comincia a piegare.

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