Theresa May assolda Jim Messina, e tutti capiscono che non vuole più vincere

Il guru americano da anni non ne azzecca una. L’ultima sua avventura lo ha visto impegnato a fianco di Matteo Renzi sul fronte del Sì. Tutti sanno come è andata. È difficile perdere contro Corbyn, ma niente è impossibile

Nel caso non fosse stato ancora chiaro, Theresa May non ha nessuna intenzione di tornare a comandare. Ha accettato con riluttanza l’incarico e, non appena ha potuto, si è defilata chiedendo nuove elezioni. Sapete, diceva, serve una maggioranza forte. Chiediamo una conferma agli inglesi, no? Un tentativo disperato e inutile, però: i sondaggi danno i conservatori avanti rispetto al labour di ben 21 punti di distacco. Impossibile non vincere, e perfino di tanto. La May, insomma, si trova condannata a comandare –a meno che non trovi una soluzione. E la soluzione, come un coniglio dal cappello, pare che sia arrivata: si chiama Jim Messina.

Come spiega Bloomberg, il famoso guru della politica sarebbe stato assoldato dai Tory per guidare questa breve campagna elettorale. Insieme a lui ci saranno Lynton Crosby, stratega politico, Mark Textor, suo socio ed esperto di sondaggi, Craig Elder e Tom Edmond, esperti di media digitali. I suoi uomini forti.

Insomma, quella furbona della May ha fatto bene i suoi calcoli. Jim Messina, il mago dei Big Data, nonostante abbia contribuito al successo di David Cameron nel 2015 (contro ogni aspettativa e, ora si può dire, contro ogni buon senso) e a quello di Obama nel 2012, da anni non ne azzecca mezza. In Spagna ha quasi fatto perdere il suo cliente, Mariano Rajoy, nonostante avesse ottime chance. Poco dopo ha impostato la campagna del Remain nel referendum sulla Brexit, e si è visto come è andata. Non pago (anzi: pagato centinaia di migliaia di euro) ci ha riprovato in Italia, stavolta a fianco di Matteo Renzi: doveva far vincere il Sì, ha trionfato il No.

L’andazzo è chiaro. La May lo ha capito: il miglior modo per non tornare a Downing Street senza la scortesia di una rinuncia formale è chiedere l’aiuto di Jim. E Jim, da dicembre disoccupato, non può non rispondere. Anche perché, con 21 punti di vantaggio e un avversario come Corbyn, per riuscire a perdere ci vuole un miracolo. In mancanza di quello, può bastare un guru.

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