Nell’anziana provincia italiana sta diventando comune vedere i carabinieri prendere il posto del prete. Da Perugia a Carpi, da Ivrea a Isernia, la scena è simile: alla fine della funzione un militare si mette davanti all’altare e comincia a mettere in guardia la popolazione considerata più a rischio – gli anziani – sulle modalità delle truffe. Perché nonostante siano passati più di quarant’anni dalla prima Carta europea per la protezione dei consumatori, il fenomeno dei raggiri è una piaga sociale più grave che mai. Con una aggravante: un bel pezzo di queste truffe sono portate avanti da società del tutto legali, che operano con metodi illegali per estorcere le sottoscrizioni dei contratti di energia elettrica e gas. Secondo l’associazione Federconsumatori questi “contratti non richiesti” sono addirittura arrivati alla cifra di un milione, in tutta Italia. Numero difficile da verificare ma su cui il responsabile energia dell’associazione, Alessandro Petruzzi, non ha dubbi. «Sono nostre stime, sfido chiunque a smentirle». Di certo ci sono le sanzioni che l‘Autorità Antitrust (Agcm) ha appioppato nell’ultimo anno agli operatori principali nel settore dell’energia in Italia. Ultimi della lista sono stati, a gennaio, Iren Mercato (830mila euro di sanzione), Estra Energie ed Estra Elettricità (500mila euro) ed Enegan (280mila euro). A partire dal 2015 provvedimenti erano stati presi contro altre società: Enel Energia, Eni, Acea, HeraComm, GdF Suez (ora Engie), Beetwin (ora Geko) e Green Network. La novità, che è finalmente una buona notizia, è che sono in corso di sottoscrizione dei protocolli tra le stesse associazioni di consumatori e le principali società di fornitura di energia. Dovrebbero portare dalla forte penalizzazione alla cancellazione da una “white list” delle agenzie che si rendano responsabili in più occasioni di queste truffe. L’obiettivo, spiega Petruzzi, è di arrivare a una decina di protocolli. Anche a seguito delle sanzioni dell’Antitrust le società si sono impegnate a revisionare i processi di acquisizione di nuovi contratti, in seguito verificati dall’Autorità. L’eccezione, ha scritto a gennaio l’Agcm, è rappresentata da Green Network, nei cui confronti all’epoca era in corso un procedimento per inottemperanza (nei confronti di questa società è anche in corso un contenzioso portato avanti dall’associazione Altroconsumo).
Ma come funziona il meccanismo di truffa? Lo si capisce leggendo i documenti ufficiali dell’Agcm. Intanto, questi contratti vengono stipulati tramite reti di agenti, che operano porta a porta o attraverso il teleselling. Non ci sono solo i problemi classici di queste situazioni: lo sfruttamento di un contesto di razionalità limitata e asimmetria dei consumatori, l’effetto sorpresa dato dal considerare su due piedi una proposta commerciale, la documentata difficoltà se non impossibiità di ricordare tutte le caratteristiche di offerte complesse e di fare confronti razionali senza avere tabelle davanti. C’è molto di peggio. Nel linguaggio dell’Agcm suona così: «La conclusione di contratti di fornitura in assenza di qualsiasi manifestazione di consenso del consumatore – perfino attraverso l’apposizione di firme false – e, in caso di attivazione della fornitura non richiesta, l’ingiustificata richiesta di pagamento della fornitura da parte del venditore non richiesto». La traduzione di Petruzzi rende l’idea di cosa succeda, nel porta a porta: «Una situazione tipica è quella di un cittadino che viene avvicinato e dichiara di non essere interessato. In seguito uno dei ragazzi delle “squadre” di venditori chiede di firmare un documento, solo come attestazione che è passato da quella casa». Avviene la firma, ma è solo la metà di quel che serve. L’altra parte necessaria per l’attivazione sono i numeri che si trovano sulla bolletta, il Pdr e il Pod, «che vengono facilmente copiati o fotografati dai venditori nel momento in cui un cliente mostra la propria bolletta. Questo numero spesso viene chiesto anche via telefono, in caso di teleselling». Quel che succede dopo è che viene attivato un contratto a insaputa del consumatore. In seguito l’utente si trova una lettera nella casella della posta da parte della società di fornitura di energia che dà conto dell’avvio del contratto. Se, come spesso accade, il consumatore – specie se anziano – non fa nulla, perché non ricorda di aver stipulato alcun contratto, partono le nuove bollette. Uno dei risultati delle sentenze dei giudici di pace in giro – in contenziosi la cui formazione è rivendicata da Federconsumatori – è che, in caso di contratti non richiesti, non si è tenuti a pagare la fornitura di energia nei primi mesi. Un principio avallato dall’Antitrust e poi anche dall’Autorità dell’energia e il gas.
Il caso più grave di questi contratti non richiesti? Quello in cui agli anziani viene fatto firmare un documento, spacciato come semplice testimonianza del passaggio da una casa. In realtà, poco dopo, arriva la bolletta a casa del consumatore
Un’altra situazione tipica è ancora una volta descritta dall’Acgm: «La conclusione di contratti di fornitura sualla base di informazioni ingannevoli sull’identità del professionista». In altre parole, gli operatori si spacciano per quello che non sono. In tutti e tre i provvedimenti contro Iren, Estra ed Enegan si legge che gli operatori si erano spacciati per venditori dell’Enel, società che infatti ha segnalato gli abusi, assieme ad alcune associazioni di consumatori. C’è poi il corollario di carenze di informazioni circa l’offerta e l’opposizione di vari ostacoli all’esercizio del diritto di ripensamento.
Così si acquisiscono i consumatori del mercato libero dell’energia, spiegano da Federconsumatori, in una percentuale che è di circa il 3-4% del totale. Forse anche di più. Troppo, in ogni caso, perché alla lunga non ci sia un danno reputazionale alle stesse società fornitrici di energia. «Nella prima fase di apertura del mercato dell’energia c’è stato un tentativo di acquisizione di volumi, anche comprensibile, da parte delle società. Quando però le percentuali di contenzioso arrivano a toccare l’8% dei contratti, qualcosa non funziona. Sono le stesse compagnie maggiori che ora hanno interesse a intervenire», spiega Petruzzi.
Oggi ad agire nel porta a porta, spiegano da Federconsumatori, sono squadre di giovani, in genere una decina, che vengono reclutati dal titolare di un’agenzia, e che vengono pagati in genere solo a contratto firmato. «Abbiamo portato alcuni di questi agenti davanti all’ispettorato del lavoro e alla Guardia di Finanza», dice Petruzzi.
Come spiega Claudio Zocca, consulente nel settore dell’energia e amministratore di Altrabolletta.it, la prossima settimana ci sarà un incontro dell’associazione dei grossisti di energia, per chiedere l’inserimento di un albo dei venditori all’interno del ddl Concorrenza, testo che ha nell’abolizione del mercato a maggior tutela dell’energia (dal 2019) uno dei punti più rilevanti.
Ad agire nel porta a porta sono squadre di giovani, in genere una decina, che vengono reclutati dal titolare di un’agenzia, e che vengono pagati in genere solo a contratto firmato. Come emerge dalle sentenze, spesso si spacciano per operatori dell’Enel
Associazioni come Altroconsumo stanno invece seguendo un altro approccio, quello di proporsi come mediatori tra fornitori di energia e consumatori, attraverso un comparatore di offerte e un sistema di gruppi di acquisto che prevede delle aste tra operatori. «Con le loro offerte abbiamo ottenuto una tariffa a prezzo fisso della durata di 24 mesi e un risparmio medio di 266 euro in un anno, offerta sottoscritta da più di 20.000 consumatori partecipanti», recita l’ultimo aggiornamento dell’associazione. Il responsabile energia dell’associazione, Paolo Cazzaniga, invita a non generalizzare quando si parla di call center. «Noi puntiamo il dito contro chi calpesta le leggi, anche attraverso contenziosi contro singole società. C’è certamente una forte aggressività da parte degli operatori, quando telefonano a casa delle persone. Ma nel corso degli anni abbiamo anche visto dei netti miglioramenti nella qualità del servizio quando si tratta di telefonate che partono dai clienti e sono dirette ai call center che operano per conto delle società fornitrici di energia».
Un dato su cui Altroconsumo, Federconsumatori e Altrabolletta.it concordano è che le offerte veicolate attraverso i canali telefonici sono mediamente più care di quelle che si trovano online. Lo ha d’altra parte attestato anche l’Autorità dell’Energia nell’ultimo monitoraggio retai: un confronto sulle offerte a prezzo bloccato per 12 mesi ha mostrato come il differenziale tra il prezzo della componente energia proposta ai clienti e il prezzo a cui i fornitori si riforniscono all’ingrosso è quasi nullo per le offerte online, mentre è notevole (59%) per quelle proposte via telefono relativamente all’energia elettrica.
Il motivo è ovviamente nei maggiori costi di gestione di questa tecnica di vendita rispetto alle proposte online. Secondo la testimonianza diretta di Zocca di Altrabolletta.it, un tariffario di un call center affermato prevede circa 80-100 euro di commissione per contratto firmato. Considerato che il prezzo medio per l’energia elettrica e il gas per famiglia si può attestare attorno ai mille euro all’anno e che la componente energia pesa solo per una parte minoritaria del prezzo finale, non si tratta di una cifra trascurabile. Eppure risparmiare è possibile. Come ha mostrato una ricerca di Altrabolletta.it sui dati del servizio “Trova Offerte” dell’AEEGSI (ricerca effettuata il 17 aprile), per quanto riguarda l’energia elettrica, su 44 offerte, ben 30 (68% del totale) sono risultate più convenienti della Maggior Tutela, con un risparmio variabile tra 4 e 73 euro all’anno, per una media di poco inferiore ai 30 euro all’anno. Per quanto riguarda il gas, delle 37 offerte disponibili, 20 (53%) risultano più convenienti della tariffa di riferimento, con risparmi potenziali tra gli 8 e i 105 euro all’anno con una media di circa 46 euro all’anno.
Al di là delle truffe, i contratti stipulati attraverso porta a porta e call center sono più cari, come ha appurato un’indagine dell’Autorità dell’energia e il gas. D’altra parte, un tariffario di un call center affermato può prevedere circa 80-100 euro di commissione per contratto firmato