“Sogno raramente. E se mi capita, mi risveglio di soprassalto in un bagno di sudore. In questi casi, poi mi abbandono nel letto e medito sul potere magico e inesorabile delle notti aspettando che il cuore si calmi”
(La porta, Magda Szabó)
Con questi versi tratti dal romanzo “La porta” del 1987, la poetessa ungherese Magda Szabó segnò uno dei capolavori della letteratura contemporanea, raccontando gli anni più delicati del Novecento di un paese in via di cambiamenti come l’Ungheria. Una penna che non può essere lasciata nel dimenticatoio. Per questo motivo, in occasione del centenario della nascita della scrittrice, tra il 30 ed il 31 maggio all’Accademia d’Ungheria di Roma, si terrà una due giorni dedicata ai “Dialoghi sull’identità femminile”, intesa a discutere, appunto, l’identità femminile nel contesto della letteratura e della cultura moderna-contemporanea.
Un tema molto caro a Szabó, che proprio nel romanzo “La porta” racconta il rapporto conflittuale tra le due donne protagoniste: Magda, la scrittrice insicura e spesso inadatta ad affrontare i problemi più pratici della vita, e Emerenc, la vecchia domestica in grado di sorprendere ogni volta per intelligenza, capacità di comprensione e di analisi dell’animo umano. Ma proprio questa scrittura intimista portò al licenziamento dell’autrice nel 1949, a seguito dell’insediamento del regime comunista e all’affermazione dello stato socialista. In quegli anni il nuovo regime stava infatti compilando delle liste di autori graditi al governo e lo stile di Szabó non risultò in linea con le direttive del realismo socialista. In quello stesso anno e per lo stesso motivo le fu ritirato anche il premio Baumgarten e le sue opere non poterono essere pubblicare fino al 1958. Durante quel periodo lavorò come insegnante presso la scuola elementare e ginnasio di piazza Horváth Mihály – oggi scuola elementare e liceo ginnasio Fazekas Mihály di Budapest.
“La porta” è un’opera fondamentale, tradotta in 36 lingue, in cui si racconta le sfumature dell’animo umano durante il Novecento. La stessa esistenza della protagonista è stata segnata da esperienze che lasciano ferite profonde, indelebili e per questo non si lascia facilmente penetrare
In linea con la poetica di Szabó, il programma prenderà inizio martedì 30 maggio alle ore 19.30 con una mostra pop –up della fotografa Valentina Murabito. Nata a Giarre, attualmente vive e lavora a Berlino, dopo aver studiato fotografia all’Università di Arti e Disegn Moholy-Nagy di Budapest e progettazione grafica all’Accademia di Belle Arti di Catania. I lavori di Murabito sono ibridi di diverse forme d’arte, unite nella fotografia analogica sperimentale. Il suo esito estetico è un gioco sottile della “realtà” della fotografia e della “narrativa” della pittura. Nelle sue opere attualmente sta frantumando i confini della carta baryta e sviluppando fotografie su materiali diversi come il cemento, il legno o direttamente sul muro. Nell’ambito della mostra allestita all’Accademia d’Ungheria, oltre alle fotografie con tematica donne, femminilità e corpo femminile, verrà illustrato al pubblico anche un progetto video realizzato dalla giovane artista nel 2009, ispirato a Magda Szabó ed agli artisti ungheresi con il titolo Melankolikus (Malinconico). La Murabito inoltre su ispirazione della figura di Emerenc del romanzo “La porta” ha realizzato un’opera site specific per l’evento.
Si prosegue alle ore 20.00 nella Sala Liszt, dove si terrà la proiezione del film “La porta” (Az ajtó- 2012, ‘97) del regista ungherese Premio Oscar, István Szabó. La proiezione, che verrà presentata in lingua inglese coi sottotitoli in italiano, s’ispira al romanzo omonimo dell’autrice, pubblicato in madrepatria nell’87 e in Italia solo nel 2005. Un’opera fondamentale, tradotta in 36 lingue, in cui si racconta le sfumature dell’animo umano durante il Novecento. La stessa esistenza della protagonista è stata segnata da esperienze che lasciano ferite profonde, indelebili e per questo non si lascia facilmente penetrare. La “porta” è il simbolo di questa chiusura al mondo, una porta che nessuno può e deve valicare, in cui si conserva il proprio dolore e nasconde la propria fragilità.
Nella giornata successiva di mercoledì 31 maggio si terrà la tavola rotonda “Identità femminile nella letteratura contemporanea”, durante la quale interverranno: Dacia Maraini, prof.ssa Dagmar Reichardt, nota studiosa della letteratura italiana contemporanea), Antonella Cilento, finalista per il Premio Strega 2014, Nadia Terranova, Simonetta Sciandivasci, Zsolna Ugron, Zsófi Kemény, scrittrice, slammer, una delle figure più rilevanti dell’ultima generazione under 30, Anna Juháza, responsabile eventi Magda Szabó 100, e Mónika Szilágyi, editore delle opere di Magda Szabó. L’incontro si propone di presentare numerosi spunti di riflessione per la questione relativa all’identità femminile e la sua espressione letteraria nel contesto contemporaneo. Attraverso l’esplorazione dei percorsi della femminilità, della produzione letteraria al femminile, approfondirà le problematiche intrinseche relative ed il complesso processo di ricomposizione dei ruoli e dell’identità nel contesto sociale.
L’evento si concluderà mercoledì 31 maggio alle ore 20.00 con il concerto della violinista ungherese Luca Kézdy, che improvviserà sui testi di Magda Szabó.