Era la mente migliore della sua generazione. Un genio della matematica, della storia e della sottile arte della miniatura. Era Matrakçı Nasuh, polimata nato in Bosnia ma fiorito, come si dice, nell’impero ottomano.
Le sue miniature, contenute nel Fetihname-i Karabuğdan, quattro volumoni di storia ora conservati nella biblioteca dell’Università di Istanbul, che raccontano le imprese della guerra contro i savafidi, i reggitori della Persia, durata dal 1532 al 1555. Per ogni capitolo ci sono le illustrazioni, di mano di Nasuh, delle città incontrate dall’esercito del sultano nella sua marcia da Istanbul a Baghdad e poi a Tabriz (ora in Iran). E del suo ritorno attraverso Halab e Eskisehir.
Come spesso accadeva all’epoca, il nome del personaggio non coincide con quello dato alla nascita. Questo vale anche per Matrakçı: è un soprannome che deriva dal gioco da prato inventato proprio da lui, con cui i soldati si divertivano durante le lunghe soste delle campagne militari. Prevedeva l’uso della mazza, che in turco ottomano si dice matrak e da qui ne deriva il soprannome.
Dai suoi disegni deriva tutto uno stile, lo stile Matrakçı, appunto, caratterizzato da una enorme cura per il dettaglio e per la precisione nell’esecuzione. Come si può cogliere, benissimo, in questa teoria di immagini.