La Cina sarà anche vicina, ma comprare nel Paese di mezzo è ancora un’impresa. Colpa della barriera linguistica, certo. Ma se pensate che sia solo la scarsa conoscenza del mandarino il problema, siete fuori strada. Se ci si muove sui marketplace tradizionali – Alibaba, per dirne uno – i clienti hanno necessità di spendere tantissimo tempo per filtrare i dati, contattare i fornitori selezionati, comparare le offerte e finalmente inviare l’ordine. Il tutto, in media prende dai quindici ai sessanta giorni. Come se non bastasse c’è la quantità minima di ordine, una delle principali barriere per acquistare direttamente in Cina, che taglia di fatto fuori le piccole e medie imprese, soprattutto quelle che hanno bisogno di piccole quantità e che desiderino personalizzare il prodotto.
E ancora: ci sono strumenti di comunicazione come WeChat o QQ, ignoti agli occidentali, con cui rapportarsi con i fornitori. Ci sono le operazioni di spedizione e sdoganamento, entrambe responsabilità del venditore, entrambi tra i processi più complessi per tempi e burocrazia in tutta la catena d’acquisto. Non bastasse, ci sono pure i pagamenti in valuta locale, o al più in dollaro, perché buona parte dei cinesi dell’Euro non vogliono nemmeno sentir parlare. Risultato? Anche se sarebbe conveniente farlo, molte piccole imprese rinunciano ad acquistare componenti o semilavorati in Cina, a danno della propria competitività, soprattutto se la concorrenza si gioca sul prezzo.
Yakkyo ha appena lanciato un equity crowdfunding su Mamacrowd – tradotto: si investe non in cambio di un prodotto, ma per acquisire un pezzo di società -per sviluppare il suo prodotto più ambizioso: un chatbot in grado di scegliere e acquistare i prodotti cinesi direttamente su Facebook Messenger
Dove c’è un problema, però, c’è la soluzione. Meglio, c’è la startup che se la inventa. Nel caso in questione si chiama Yakkyo e nasce, grazie all’investimento di LVenture Group e Business Angel, da un’idea di Giovanni Conforti. Che si inventa quello che lui definisce «l’Amazon Prime per le imprese che vogliono importare dalla Cina». Un servizio, quindi, che si occupa al posto dell’imprenditore di tutta la catena del sourcing, dalla selezione dei prodotti certificati a prezzi di fabbrica alla personalizzazione, dalla spedizione allo sdoganamento.
Risultato? Nei primi sei mesi di attività la società ha fatturato circa 400mila euro, ha ricevuto 300 richieste di quotazione da parte di PMI italiane e ha servito 45 clienti con un tasso di riacquisto del 50%. Segnale più che eloquente che c’era un bisogno insoddisfatto e che Yakkyo ha soddisfatto.
Finita qui? Certo che no. Perché Yakkyo ha appena lanciato un equity crowdfunding su Mamacrowd – tradotto: si investe non in cambio di un prodotto, ma per acquisire un pezzo di società -per sviluppare il suo prodotto più ambizioso: un chatbot in grado di scegliere e acquistare i prodotti cinesi direttamente su Facebook Messenger: «Basterà fare una foto a un prodotto che si vuole cercare in Cina, – ha spiegato Conforti in un’intervista – e fare l’upload su Facebook Messenger. Il bot analizzerà la foto, riconoscerà l’oggetto ritratto in foto e ci restituirà, dopo averlo cercato all’interno del nostro database, quel prodotto. E poi si conclude l’acquisto nel modo in cui sopra».
La scelta si è rivelata un successo: la sua campagna e ha raggiunto – ad oggi – il 146% di raccolta e ha l’obiettivo di arrivare al 200% entro fine maggio. Di fatto, la prova regina che grazie all’equity crowdfunding, non arrivano in dote solo nuovi investitori e futuri soci: la visibilità della startup infatti è notevolmente aumentata, con una ricaduta positiva anche in termini di business: nei primi mesi del 2017 infatti le revenues hanno registrato il +174% rispetto alle previsioni e l’utile lordo il +180% su quanto preventivato. E la Cina, ora sì, è sempre più vicina.