Il teschio rubato di Mkwawa e i fatti sconosciuti della Prima Guerra Mondiale

La Grande Guerra, nonostante riguardasse potenze europee, si svolse in tutti gli angoli del pianeta (vedi: colonie). Tra gli episodi più curiosi c’è l’obbligo della Germania, previsto nel trattato di Versailles, di restituire il teschio di un capo africano, nemico storico dei tedeschi

Dove si è combattuta la prima battaglia navale della Prima Guerra Mondiale? In Africa. Era uno scontro tra la colonia inglese di Nyasaland (ora corrisponde al Malawi) e quella tedesca, l’Africa orientale tedesca, appunto (Burundi, Ruanda e zona del Tanganika). Uno scambio di cortesie, qualche cannonata, e comincia la fine di un’epoca, di un mondo, di un assetto di poteri.

Il coinvolgimento dell’Africa nel conflitto mondiale (non a caso, insomma, chiamato così) non finisce. Addirittura, come si racconta qua, il continente fu teatro di vari episodi piuttosto curiosi. Uno di questi è riferito al trattato di pace di Versailles: tra le varie clausole stipulate, era previsto, all’articolo 246, che “Entro sei mesi dall’entrata in vigore del presente trattato, la Germania dovrà restituire al governo di Sua Maestà Britannica il teschio del sultano Mkwawa, rubato dal protettorato dell’Africa orientale tedesca e portato in Germania”.

A chi mai poteva interessare il teschio di un sultano africano? E perché inserirlo addirittura tra le clausole del trattato di pace? Mkwawa era un condottiero tanzaniano, capotribù degli Hehe. Fu uno dei più grossi fastidi per i tedeschi: con i suoi uomini teneva sotto controllo le vie commerciali della regione e assaltava i convogli. Arrivò perfino a una battaglia frontale con l’esercito della Germania: nella battaglia di Lugalo del 1891, addirittura, li sconfissero. L’anno successivo andarono all’attacco di uno dei fortini tedeschi. La reazione fu durissima. Misero una taglia su Mkwawa, cominciarono spedizioni punitive e penetrarono nel suo quartier generale a Kalenga. Piuttosto che consegnarsi al nemico, Mkwawa preferì uccidersi. I tedeschi lo decapitarono e tennero la testa come trofeo (e avvertimento).

Si può capire allora come, tra le varie forme di umiliazione e vessazione che i francesi vollero imporre ai tedeschi, anche questa risultò pesante. Un nemico africano, sconfitto, doveva essere riabilitato. Ora la testa di Mkwawa è custodita al Kalenga Historical Museum.

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