Matteo Renzi News, prove tecniche di grillismo democratico

È una pagina Facebook non ufficiale, esiste da ormai tre anni, ma negli ultimi mesi sembra che si sia affiliata alla comunicazione ufficiale. Dal PD non arrivano smentite, né conferme, ma se così fosse sarebbe il primo tentativo del PD di testare il linguaggio grillino sul web

Intanto che il PD si appresta a lanciare la sua nuova app, proprio in queste ore, prima tappa del più grande, ma ancora poco delineato, progetto di partecipazione politica denominato Bob, a livello comunicativo qualcosa sembra muoversi anche su Facebbok, dove da qualche settimana una strana pagina non ufficiale dal titolo Matteo Renzi News sta seminando in giro per il web contenuti che spiazzano in molti.

Uno su tutti, quello pubblicato a poche ore dall’addio di Francesco Totti al calcio giocato, quando, su “Matteo Renzi News”, appare un fotomontaggio che ha fatto sussultare metà dell’Italia, almeno di quella che ha accesso a internet. Accanto a una immagine del Pupone esultante con il dito alzato al cielo, probabilmente dopo un gol, campeggia enigmatica l’espressione da boy scout corrucciato di Matteo Renzi. Anche lui ha il ditino alzato, anche se non si trova in uno stadio e non ha segnato nessun gol. Alle spalle dei due, un po’ didascalicamente, sventola una bandiera italiana. Sotto i rispettivi mezzi busti, invece, una frase: «Orgogliosi di questa generazione! Due grandi capitani».

Nel testo della condivisione, poi, due scelte molto interessanti. La prima è l’attacco da breaking news, il cui testo, anticipato e seguito dal “+++”, è in capslock: «ORGOGLIOSI DI QUESTA GENERAZIONE». In fondo, invece, dopo un testo copiato e incollato pari pari dalla pagina ufficiale di Matteo Renzi, un’altra frase in capslock: «METTI MI PIACE E CONDIVIDI SE ANCHE TU LA PENSI COSí».

Il post si potrebbe rubricare tra le cose ridicole; l’accostamento tra un politico che vuole rilanciarsi e un calciatore in pensione è quanto meno un po’ grottesco e il suo significato politico praticamente ininfluente. Ancora di più perché non sembra che quella sia una pagina ufficiale, ma una pagina fan.

Matteo Renzi News è dichiaratamente una pagina fan, un account non ufficiale, quindi nessuna responsabilità politica diretta è ovviamente imputabile a Renzi o al suo entourage. Eppure c’è qualcosa per cui vale la pena andarci un po’ più a fondo, qualcosa di interessante, soprattutto perché filtrano voci dall’interno del Nazareno che dicono che, in realtà, la pagina non è completamente estranea al Partito, ma che dietro ci sarebbe una strategia dettata dall’alto.

In effetti alcuni dettagli non tornano, a cominciare dalla grafica e dal lettering, molto simili a diverse altre comunicazioni istituzionali renziane. Ma anche dal fatto che altre fonti interne al PD non nemmeno smentiscono l’affiliazione della pagina alla direzione del partito. Cosa alquanto strana se contiamo il fatto che la pagina, se interpellata tramite Messenger, risponde in automatico grazie a un bot che invita a scaricare la app ufficiale di Matteo Renzi e addirittura a contattare direttamente l’ex primo ministro alla sua mail pubblica. Indicativa in questo senso è anche l’aderenza quasi totale dei contenuti della pagina al piano editoriale della pagina ufficiale del Partito Democratico — compreso lo scivolone comunicativo su Totti. Come lo è, strano, il fatto che la pagina non abbia alcun problema nel taggare non solo le pagine pubbliche di deputati e ministri, ma anche i profili personali.

Da Bob a Matteo Renzi News, la prossima mossa di comunicazione di Renzi&Co sembra voler mutuare il linguaggio e i modi degli odiati grillini per avvicinare il tanto stigmatizzato popolo del web

Le prove per dire che ci sia un piano comunicativo pensato ad hoc per questa pagina dallo staff di comunicazione dell’entourage di Renzi non ci sono, ma il fatto che la lascino fare con molta disinvoltura è evidente. Ed è tanto palese da permettere a un’ipotesi di farsi strada: che la prossima mossa di comunicazione di Renzi&Co sia quella di mutuare il linguaggio e i modi degli odiati grillini per avvicinare il tanto stigmatizzato (quanto inesistente) popolo del web. D’altronde, lo stesso Renzi l’ha ripetuto spesso che la battaglia che il Pd sta perdendo più clamorosamente in Italia è quella che si gioca sul web.

Non ci vuole un fine analista dei media e della comunicazione per vedere nel linguaggio e nei meme diffusi dalla pagina Matteo Renzi News la eco riconoscibile del linguaggio e i meme di quel distorto e complicato sottobosco dell’informazione che produce e viralizza fake news e bufale. La ricetta è la stessa: linguaggio spesso al limite del disinvolto, attacchi frontali agli avversari, tono urlato (il capslock) ma soprattutto la richiesta maiuscola di condivisione.

Ci sono a questo punto due discorsi che vengono spontanei: il primo riguarda la funzionalità di questo linguaggio per dei fini che non sono la disinformazione di massa; il secondo riguarda la liceità politica di prendere a prestito un linguaggio come questo per riconquistare i propri elettori.

Alla prima domanda, la risposta è negativa: dopo quasi tre anni di attività — le prime tracce di questa pagina risalgono alla fine del 2014, quando la pagina aveva un altro nome, un’altra grafica e attaccava i 5 stelle giurando eterna fedeltà a Renzi — i follower sono “appena” poco più di 64mila, un numero che sembra grande, ma che nell’ambiente politico è poco più di una manciata, risulta abbastanza limitata.

Alla seconda, invece, la risposta è la seguente: se la strategia comunicativa del PD sta testando l’effetto di un linguaggio del genere per giocare nello stesso campo del Movimento 5 Stelle, la decisione sembrerebbe un po’ ardita, per usare un eufemismo. E lo sarebbe perché presupporrebbe un’idea molto pericolosa di partito politico, ovvero un contenitore che non cerca il proprio contenuto elettivo — come sarebbe naturale — ma che è pronto ad adattarsi in ogni modo pur di allargare il proprio consenso, arrivando finanche a negare il proprio stesso patrimonio genetico, quanto meno comunicativo. Consenso, non rappresentatività. E la differenza, se ti chiami Partito Democratico, dovrebbe essere molto più che notevole.

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