Misteri: la traduzione islandese di “Dracula” racconta una storia diversa da “Dracula”

Nessuno si era preso la briga di controllare la fedeltà di un testo, pubblicato nel 1901, che asserisce di essere la traduzione del testo di Stoker. Dopo oltre un secolo ci si è accorti che la versione è quasi un altro libro. E non si capisce perché

Tutti pensavano che fosse una traduzione. In realtà era proprio un altro libro. Secondo alcuni, pure più bello. Il Dracula di Bram Stoker, quando è stato pubblicato in islandese è diventato, all’insaputa di tutti, un’altra storia. Il titolo è diverso (“Makt Myrkranna”, cioè “Poteri dell’oscurità”), i nomi di molti dei personaggi sono diversi, è più breve, ha un’altra struttura ed è dotato di un ritmo molto più scorrevole. Altro che tradurre = tradire.

Nessuno, fino a poco tempo fa, se ne era accorto. Né gli appassionati né i filologi delle opere di Stoker. L’esistenza dell’opera islandese, “tradotta” qualche anno dopo la prima pubblicazione di Dracula (1897) era nota a tutti. Ma, nonostante il titolo diverso, la convizione generale era che fosse, né più né meno, la sua versione, magari ridotta, in lingua islandese. E invece.

Ora che il fatto è svelato e il mistero si infittisce, l’unica via per capirci qualcosa porta dritti a Valdimar Ásmundsson, cioè il traduttore. Autodidatta, esperto di leggende e saghe nordiche, conosceva molto bene la letteratura islandese, tanto da scrivere un libro che diventa lettura d’obbligo nelle scuole del Paese. La sua conoscenza delle lingue (francese, tedesco, inglese) gli permette di fare anche il traduttore. Ed è così che nel 1901 incappa in Stoker e in Dracula. E lo stravolge in meglio.

Il sospetto dei filologi, però, è che Valdimar non abbia agito da solo. L’Iceland Magazine lo dice chiaro e tondo: “Questi cambiamenti non possono essere opera sua”. La soluzione? È che Valdimar e Stoker hanno riscritto insieme il libro. Magari basandosi su una versione più vecchia della storia. Secondo De Roos, uno degli studiosi della questione, la spiegazione è più semplice. La traduzione era pubblicata, a puntate, su un quotidiano locale. È possibile, sostiene, che il mezzo avesse condizionato la produzione, imponendo una sua pronfonda modifica per renderlo più accattivante e adatto alla cadenza di una lettura interrotta.

È un’ipotesi difficile da dimostrare. Anche perché la scoperta di una traduzione svedese di Dracula, risalente al 1899, cambia le carte in tavola. Secondo alcuni studiosi sarebbe questo, e non il testo originale, ad essere la base del lavoro di Valdimar Ásmundsson. Questo risolve poco, comunque: resterebbe da capire, per esempio, perché la versione svedese sia già così diversa dal testo di Stoker. Oltre a dare spiegazioni, ormai dovute, sullo spirito sbarazzino dei nordici in fatto di traduzione fedele.

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