Sinistra svegliati! C’è un disperato bisogno di te (soprattutto ora che Renzi è tornato)

Archiviate le primarie la sinistra ha le carte in mano per unirsi. Una sinistra vera, smarcata dal renzismo, c'è, o almeno ce ne è il disperato bisogno. Riusciranno i nostri eroi?

Piccolo avviso non richiesto a chi sta a sinistra del Partito Democratico: le primarie sono finite, concluse, risolte. Basta. Stop. Il risultato finale (per molti versi scontato) ci dice chiaramente che il partito di Renzi (che poco a che vedere con il PD che fu) ha incoronato Renzi segretario (ma va?) e che chi sperava in un miserabile flop alla fine deve prendere atto che la conta interna ha avuto il suo naturale svolgimento. Rimangono solo qua e là alcuni brandelli di “altro” che possono sperare di essere accolti dalla magnanimità di un segretario che non è mai stato magnanimo oppure affaccendarsi nel trovare un’altra casa. Rimane, va detto, anche l’incomprensibile Emiliano che dichiara di avere “telefonato a Renzi” augurandosi “che cambi atteggiamento”: perché un segretario eletto con una percentuale plebiscitaria debba modificarsi è uno dei segreti di Fatima che solo il governatore pugliese riesce a intravedere. Ma tant’è.

Che le primarie registrino un calo di affluenza (nonostante la buffa interpretazione dei numeri da parte di qualcuno) è un dato oggettivo consequenziale e prevedibile viste le vicissitudini degli ultimi anni: il PD che nasce di centrosinistra ha deliberatamente deciso di spostarsi verso il centro con una forte propensione a destra sulle politiche economiche e del lavoro quindi risulta naturale che ci sia un gran numero di elettori che ritiene l’elezione del segretario democratico un passaggio ininfluente per le proprie posizioni.
Se davvero Renzi, come ha detto ieri nel suo primo discorso da neo segretario di ritorno, ha intenzione di allearsi con i cittadini piuttosto che con i partiti ha ancora parecchia strada da percorrere. Ma è una sua scelta: si può essere d’accordo o meno, si può ritenere più o meno utile per le sorti del Paese ma da ieri è una direzione legittimata dalla base del suo partito.

Lo scenario post primarie spinge l’elettore di sinistra (quello deluso dal PD e quello che non ha mai votato PD) a chiedersi cosa altro serva per “unirsi” e cominciare a ragionare su un programma comune

Ora però la sinistra dovrebbe venire facile, no? Con le concluse primarie del Pd, le sempre più esplicite posizioni del Movimento 5 Stelle sui temi dei diritti e dell’immigrazione, il salvinismo di Salvini e l’appuntirsi dei nazionalismi il quadro politico comincia a delinearsi più chiaramente: i renziani voteranno Renzi (e, attenzione, viene difficile pensare che siano contrari a Jobs Act, Buona Scuola, ipotesi di riforma costituzionale e tutto ciò che il governo Renzi ha prodotto; alcuni di loro, al massimo, sono critici sui comportamenti ma non sui contenuti), nel centrodestra si farà di tutto (ancora, come sempre) per tenere insieme leghisti e berlusconiani (e, al solito, i “nuovi” e i vecchi liberali moderati finiranno per essere soffocati nella culla e potranno aspirare al massimo a qualche briciola da Berlusconi o da Renzi stesso), il Movimento 5 Stelle continuerà imperterrito sulla sua strada sperando di tenere vivo il vento in poppa e a sinistra inevitabilmente si apre uno spazio riconoscibile e aperto. Per la “sinistra” è un’occasione diversa dagli scacchieri elettorali degli ultimi anni poiché la presenza di molti ex democratici (e, stando alle voci, dal PD nei prossimi giorni ne potrebbero uscire ancora) spazza via la patina di “estremismo” che ha sempre funzionato per delegittimare e isolare chi decideva di stare “fuori” dal centrosinistra “istituzionale”, che tra l’altro non esiste più.

Per semplificare (votano i cittadini, mica gli analisti politici) si potrebbe dire che un’alleanza tra Bersani, Civati, Fratoianni, Pisapia (tra gli altri) risulterebbe più omogenea, affidabile e rassicurante rispetto agli accrocchi passati abbracciando un’area più larga e significativa anche per risultato elettorale. Insieme.

Ecco il punto: lo scenario post primarie spinge l’elettore di sinistra (quello deluso dal PD e quello che non ha mai votato PD) a chiedersi cosa altro serva per “unirsi” e cominciare a ragionare su un programma comune. Nei giorni scorsi a Roma il segretario di Possibile, Pippo Civati, e Pierluigi Bersani (di MDP) si sono confrontati in un evento che ha risvegliato l’entusiasmo anche di democratici sopiti.
Giuliano Pisapia ha cominciato (finalmente) a prendere posizioni nette sulle politiche del governo Renzi e appare sempre più proficuamente collaborativo con il movimento di Speranza e Bersani. Anche Sinistra Italiana (che alla Camera proprio con Possibile ha costituito un gruppo unico) sembra “ammorbidirsi” verso gli “scissionisti” come Arturo Scotto e gli altri. Sul tavolo ci sono già idee (e soluzioni) per il lavoro, l’ambiente, l’economia, la salute, la giustizia: il tema politico ora è questo. Non Renzi, non le primarie del PD.

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