Il potere non si cura dei tempi televisivi. È su questo principio, come è evidente, che il presidente della Repubblica del Tagikistan Emomali Rahmon ha deciso, per legge, che d’ora in avanti il suo titolo sarà sempre recitato per intero dai media ufficiali. Non basterà più dire “il presidente”, come si farebbe in un Paese normale, ma sarà obbligatorio riferirsi a lui come al “Fondatore della Pace e dell’Unità Nazionale, Capo della Nazione, Presidente della Repubblica del Tajikistan, Sua Eccellenza Emomali Rahmon”. Per la precisione.
Alcuni organi di stampa hanno cercato di negoziare. Non si può dire solo “Capo della Nazione”?, hanno proposto. Le istituzioni, inflessibili, hanno detto di no. Una regola è una regola, spiegano gli uomini del “Fondatore della Pace e dell’Unità Nazionale, Capo della Nazione, Presidente della Repubblica del Tajikistan, Sua Eccellenza Emomali Rahmon”. E se il “Fondatore della Pace e dell’Unità Nazionale, Capo della Nazione, Presidente della Repubblica del Tajikistan, Sua Eccellenza Emomali Rahmon” ha deciso così, occorre fare come vuole il “Fondatore della Pace e dell’Unità Nazionale, Capo della Nazione, Presidente della Repubblica del Tajikistan, Sua Eccellenza Emomali Rahmon”. Facile.
La Bbc ha calcolato che il titolo, per scorrere nei sottopancia, impiega almeno 15 secondi interi. Per un telegiornale che dura 30 minuti non è poco. La cosa notevole è che la regola vale anche e soprattutto per i media governativi, agenzie e siti compresi, che non possono vantare nessun tipo di esenzioni.
L’intento? Celebrativo. Serve a mettere i puntini sulle “i”, oltre che allinearsi a una tradizione che nell’Asia centrale è molto forte. Quella di assegnare titoli onorifici altisonanti alle cariche pubbliche. Il collega kazako Nursultan Nazarbayev è noto anche come Yelbasy, cioè “Leader della nazione”. Poteva forse il “Fondatore della Pace e dell’Unità Nazionale, Capo della Nazione, Presidente della Repubblica del Tajikistan, Sua Eccellenza Emomali Rahmon” essere da meno?