Gli scontri, gli attentati, gli estremismi continui che incendiano l’Europa potrebbero portare a una conclusione amara: le religioni generano violenza. Nel Maghreb i cristiani sono perseguitati, in India lo stato va contro i musulmani. Tra di loro, nel Medioriente, gli scontri tra sciiti e sunniti (e mille altre sigle) sono causa di morti ogni giorno. Anche i buddhisti, che pure dovrebbero essere pacifici per natura, non mancano di menare le mani e assestare legnate a destra e a manca (il più delle volte, però, contro gli islamici).
E allora, se queste religioni hanno fallito, è il momento di rispolverare altri culti che, nonostante si siano persi nel tempo, erano vivi nell’impero romano. Religioni che, circa 2.000 anni fa, permettevano di vivere in pace e in armonia. Le uniche cause di scontri tra popoli erano la scarsità delle risorse e le decisioni politiche.
Cibele
Il primo culto da dissotterrare è quello di Cibele, o Magna Mater, che arrivò in Grecia all’inizio del V secolo dalla Frigia (più o meno è una regione che comprende la zona meridionale dell’attuale Bulgaria e parte della Turchia europea). Si tratta di un antico culto della dèa madre selvatica: abitava sulle montagne, si circondava di leoni e dominava il mondo animale. Il culto sarebbe anche più divertente: danze frenetiche accompagnate dal ritmo ipnotico del tamburello. Se si vuole qualcosa di pulp, si può anche reintrodurre il taurobolium, che farà inorridire i vegetariani: un toro veniva sgozzato mentre i devoti alla dèa si posizionavano sotto l’animale e si bagnavano del suo sangue.
Controindicazioni: insieme a Cibele veniva venerato anche Attis, un mortale che rifiutò le avance di Cibele e fu punito dalla divinità che lo rese pazzo. In un attimo di follia Attis decise di recidersi i testicoli e morire. Di fronte a tanta violenza Cibele si mette la mano sul cuore e lo fa resuscitare. È una bella storia. Peccato che i sacerdoti del culto, per fedeltà alla dèa, avessero cominciato a eseguire, anche in pubblico, lo stesso taglio rituale. Nella speranza di rinascere.
Sabazio
Più tranquillo allora il culto di Sabazio, anche questo nato nella zona della Frigia e della Tracia e poi arrivato in Grecia nel solito V secolo. Sabazio è un cavaliere nomade che, anche in ossequio alla sua natura, si muove nel corso dei secoli, in tutta l’area e si contamina con tutte le religioni che incontra. Prima viene associato al culto di Cibele, con cui condivide il culto del toro, anche se il suo cavallo, alla fine, prevale e nell’iconografia appoggia il suo zoccolo sul muso. Poi a quello di Zeus, con cui condivide il senso del comando. Tocca poi a Mercurio, in ambito latino. E poi ancora viene associato a Dioniso. Non manca di sfiorare il mondo ebraico (ma solo per errore), quando Jovis Sabazius, viene scambiato dai romani per YHVH zabaot. Infine, si trasforma in un santo: San Giorgio.
Controindicazioni: Il culto di Sabazio, riservato agli iniziati, non ha lasciato molte tracce di sé. Di sicuro, secondo le fonti, avrebbe avuto a che fare con il mondo dei serpenti. I suoi seguaci, di conseguenza, li maneggiavano senza problemi. Ripescare questo rituale, senza indicazioni precise, potrebbe essere molto pericoloso.
Misteri eleusini
I Misteri eleusini sono stati i più longevi e più celebri culti misterici della Grecia. Dedicati alla dèa Demetra, legata alla fertilità della terra e all’attività civilizzatrice dell’agricoltura, si rifacevano al mito del rapimento della figlia Persefone da parte di Ade, divinità degli inferi. Demetra, disperata, cominciò a cercarla in tutto il mondo, fino a quando non trovò, proprio a Eleusi (vicino ad Atena) l’accesso all’Ade. Discesa agli inferi riuscì a riprendere la figlia, che però era ormai sposata con il suo rapitore. Fu concordato allora che avrebbe passato metà dell’anno sulla Terra e l’altra metà agli inferi. Il culto riflette la stagionalità della vita naturale: primavera ed estate sono i momenti in cui Persefone torna sulla Terra, mentre l’autunno e l’inverno sono il periodo in cui si trova insieme ad Ade.
Le cerimonie, nonostante fossero popolari, non sono state documentate in modo univoco. Secondo le ricostruzioni, al centro del rito ci sarebbe un particolare tipo di grano, che sarebbe stato tritato e poi mescolato a una composizione di erbe e foglie e mangiato dagli astanti. Secondo alcuni si sarebbe trattato di sostanze allucinogene, con cui i greci entravano in contatto con mondi inimmaginabili.
Controindicazioni: nessuna.