Da a-social convinto: il concerto dei Radiohead sarà un fiasco

"Vendo biglietto per il concerto dei Radiohead" è la psicosi del giorno. Nell'era della musica commerciale anche andare al concerto dei Radiohead può essere un errore

Conduci un’sistenza appartata. Non per scelta, ma per attitudine. Mentre tutti, a scuola, si appassionavano di questo o quel fenomeno passeggero, tu, come il più nerd dei nerd, ascoltavi i Kaiser Chief o, peggio, i Teenage Fanclub, sottolineando a un inesistente auditorio intorno a te l’importanza fondamentale della scena di Glasgow nel rock europeo. Non che all’università le cose siano andate meglio. Gli altri lì a farsi una vita sociale, magari anche a incontrare l’amore, mentre tu, sempre più chiuso in te stesso, ti arrovellavi sulla centralità di Grant Hart e Bob Mould, più il primo che il secondo, nell’evoluzione del rock di Seattle dei primi anni Novanta, quello volgarmente chiamato grunge.

E arrivi a oggi. Se uno ti dice Rovazzi lo confondi con una marca di prosciutti, perché hai fleblili ricordi degli spot televisivi di Mike Bongiorno e la memoria non è mai stato il tuo forte. Ma se uno, per dire, prova a dire che i Muse sono una band importante, o che i Coldplay potrebbero ambire a fare nel rock quello che nella seconda metà degli anni Ottanta hanno fatto gli U2, di colpo non ti ricordi più di non aver mai preso più di sei in educazione motoria e provi un attacco fisico alla persona, finendo per prenderle. Insomma, continui a essere appartato, con la tua musica, sempre quella, le tue letture, ahitè, non più sempre quelle perché le fanzine non esistono più e Pitchfork, santo Iddio, Pitchfork è ormai diventato roba per gente che ascolta musica commerciale (Solange tra i primi album dell’anno no, non si può proprio vedere).

Però ambiresti, perché in fondo, ma proprio in fondo in fondo sei umano anche tu, ad avere un posto nel mondo. Un posto magari lontano dagli altri, ma che ti renda intelleggibile agli altri, che ti consenta, anche di sfuggita, di avere rapporti con gli altri.

Così decidi di andare a Monza, a vedere i Radiohead. In fondo, ma proprio in fondo in fondo, sono tra i meno sputtanati, pensi, e hanno pur sempre fatto Kid A, in quello che potevi considerare un tempo felice. Chiaro, hai disprezzato la scelta scellerata di tirare fuori le audiocassette per il cofanetto di Ok Computer, ma se proprio devi fare un bagno di folla, bene, che sia a Monza per Thom Yorke e soci.

Chiaro, hai disprezzato la scelta scellerata di tirare fuori le audiocassette per il cofanetto di Ok Computer, ma se proprio devi fare un bagno di folla, bene, che sia a Monza per Thom Yorke e soci

Dal quel che hai letto in uno di quei siti sfigati di rock che vanno per la maggiore adesso, sito che neanche vuoi stare a citare, dovrebbero esserci cinquantamila persone, che se un bagno di folla deve essere che un bagno di folla sia.

Mancano ormai pochi giorni, per questo ti sei premunito di Topexan, un po’ per continuare a sentirti giovane, un po’ perché, visto mai, fosse la volta buona che imbarchi. Ti sei anche fatto un profilo fake su Facebook, tanto per vedere che aria tira. Non che tu ci abbia capito molto, su questi social, tu che sei per tua scelta asocial, ma hai visto che di colpo tutti hanno iniziato a parlarne, del concerto dei Radiohead. Ma per il motivo sbagliato. A partire da quello che, pensi, dovrebbe essere un profilo fake, esattamente come il tuo (tu hai scelto di chiamarti Michele Pattone, perché hai sempre pensato che i Fantomas di Mike Patton fossero il miglior gruppo di sempre), a nome Thom Yorke, hai visto che sono iniziati a comparire post in giro che dichiravano, parola più parola meno, “Vendo biglietto del concerto dei Radiohead”. Sulle prime hai pensato al fenomeno del secondary ticketing, poi hai visto che i post cominciavano a essere tanti, decine e decine, centinaia. Vendo il biglietto del concerto dei Radiohead. E solo a quel punto hai realizzato. Al concerto dei Radiohead non ci sarebbe stato nessuno. Neanche un’anima viva. Deserto, neanche fossimo al Burning Man del Nevada. Neanche fossi uno dei membri dei Tamikrest, durante una sessione di prove nel deserto del Mali. Niente. Solo tu e loro, i Radiohead. Anche una bella esperienza, intendiamoci, ma di imbaracare, anche per stavolta, non se ne parla.

N.B.:

In realtà sembra che tutta questa faccenda dei post sui biglietti in vendita da privati per il concerto dei Radiohead altro non sia che l’evidenziazione di un fenomeno che spesso succede: mi compro i biglietti in prevendita mesi prima, e quando la data si avvicina scopro di non avere le ferie, di avere un esame, o semplicemente di aver altro da fare. Allora rivendo il biglietti. Stavolta, Zuckerberg solo sa il perché, la cosa è balzata agli occhi di tutti, diventando il caso del giorno. Oggi, magari, si tornerà a parlare di eutanasia o semplicemente di senso della vita, in attesa che muoia qualcuno da piangere in coro.

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