Il medioriente è sempre più ingarbugliato: i sauditi isolano il Qatar, il Qatar decide di resistere, i Paesi intorno si accodano e tutti gli altri si disinteressano. A farne le spese, senza avere nessuna colpa, sono 12mila poveri cammelli.
La crisi diplomatica tra due Paesi passa anche per gli animali. I cammelli, proprietà di vari allevatori qatarioti, si trovavano in Arabia Saudita per pascolare. È un uso antico: gli allevatori del Qatar hanno sempre preferito le regioni saudite per i loro animali, più ampie e più ricche di cibo. Ora, però, la politica si impone. E i cammelli hanno ricevuto il foglio di via. Hanno attraversato il confine e, al momento, si trovano ancora lì: in sospeso tra Qatar e Arabia.
Il tempo stringe: le autorità del Qatar stanno provvedendo a fornire un riparo, cure, cibo e acqua agli animali. Nel frattempo cercano di fornire loro una collocazione: non è facile, il territorio è piccolo e il numero dei cammelli è grande. Gli allevatori sono disperati: “Noi non c’entriamo con la politica, non siamo contenti di questa situazione”, hanno dichiarato alla Reuters.
Ma la crisi dei cammelli è solo uno dei tanti problemi che si trova ad affrontare il Qatar. Bandito e isolato per presunti legami con il terrorismo internazionale (in quelle zone, il più pulito ha la rogna però) è tagliato fuori da commerci e scambi con i Paesi vicini. Per un Paese che importa l’80% dei suoi beni di consumo, non è un bene. Al momento, a sostenerlo, c’è l’Iran, che fa arrivare carichi di cibo (frutta e verdura) fino a Doha. Per i cammelli, però, non ha ancora fatto niente.