Più o meno tutti sanno come va a finire. Una lepre e una tartaruga si sfidano in una gara di corsa, la lepre ride vedendosi la vittoria in tasca, si impegna poco, corre fino a metà, addirittura si mette a dormire. La tartaruga intanto procede lenta ma costante, raggiunge la lepre, la supera e la batte per un soffio sul traguardo. Da secoli la morale è sempre quella: mai sopravvalutare le proprie doti naturali, anche i più svantaggiati possono ottenere risultati grandissimi con l’impegno. Eppure questa è solo una delle tantissime versioni della storia. In altre, per esempio, la tartaruga perde. In un’altra ancora, dopo la gara gli animali della foresta finiscono tutti in un incendio e muoiono. Come è possibile?
La prima attestazione scritta della favola risalirebbe a Esopo, narratore greco per eccellenza che sarebbe morto nel V secolo a.C. (anche se ci sono dubbi che sia mai davvero esistito). Poi, dal greco viene tradotta in latino, conosce vari rimaneggiamenti (c’è anche il sospetto che non appartenesse al nucleo originale delle favole, ma che si sia infilata dopo), viene diffusa nelle varie lingue europee intorno al XV secolo e cattura l’attenzione anche di La Fontaine. Da qui sbocciano molte varianti della storia. E tutte sottolineano aspetti morali diversi.
Come si scrive qui, ad esempio, la versione di Lord Dunsany del 1915, in modo sottile, ironizza sull’ethos capitalista del sacrificio e del duro lavoro come criterio per apprezzare una persona. Nella sua favola la tartaruga, sorretta dal tifo degli altri animali, supera la lepre e vince. Poi, dopo la premiazione, scoppia un incendio. Il consiglio degli animali decide di inviare un messaggero veloce per lanciare l’allarme e salvare gli altri abitanti della foresta. E per coerenza scelgono la tartaruga. Si può immaginare come sia finita.
In un’altra versione meno recente (1891), scritta dal poeta inglese George Murray, la tartaruga perde. La lepre riesce a svegliarsi in tempo, si mette a correre all’impazzata e sul finale supera e batte la tartaruga. È una morale per i tempi attuali: nonostante il lavoro e la fatica, chi parte avvantaggiato arriva avvantaggiato. Mentre all’epoca in cui in Inghilterra si proclamava il Bill of Rights (1689), dove si mette per iscritto che i diritti fondamentali di ogni uomo e donna sono inviolabili anche dal re, era la tartaruga la vincitrice. Era il riflesso di una concezione del mondo diversa, in cui anche il monarca era sottoposto alla legge, e ogni suddito poteva con la sua costanza ottenere grandi risultati.
Ogni filosofia ha la sua vincitrice, insomma. Ma la vera domanda è: come andrebbe nella realtà? Chi vincerebbe in una vera corsa tra una tartaruga e una lepre? Alcuni buontemponi hanno deciso di provare, anche se a fronteggiare la lepre c’era uno spaurito coniglio. Come è andata? Non ci crederete mai: ha vinto la tartaruga.