Perché Pisapia sta sbagliando tutto

Le aperture di Renzi sono solo un tentativo di destabilizzare la sinistra alternativa al Partito Democratico. L’ex sindaco di Milano, a quanto pare, è l’unico a non averlo capito. O l’ha capito e sta commettendo un grave errore

GABRIEL BOUYS / AFP

Un giorno mi capitò di parlare con un politico che in privato pronunciava indicibili giudizi nei confronti del Partito Democratico e di Matteo Renzi nonostante in pubblico apparisse “l’anima dialogante” proprio con i democratici e con lo stesso Renzi. «Perché questa simulazione?», gli chiesi. «Perché ora l’importante è apparire come quelli che fanno di tutto per non rompere anche se sappiamo bene che nessun accordo è possibile e dobbiamo sembrare quelli che ci provano fino alla fine», mi spiegò. Quando gli feci presente che però provarci fino alla fine avrebbe irrimediabilmente portato un’ingente perdita di consenso proprio di quegli elettori che in fondo (ma in fondo in fondo) si proponevano di rappresentare lui mi osservò e non disse niente. Quando poi aggiunsi che forse provarci fino alla fine (o meglio, simulare di provarci fino alla fine) non avrebbe lasciato il tempo per poi costruire l’alternativa si fece cupo. Non ci siamo più incrociati. Eppure quasi tutti i giorni interpreta con eleganza e brillantezza la sua parte di responsabile dialogante. Bene così.

La storiella però ci torna utile per tentare di scrutare nell‘imperscrutabile traiettoria che in questi ultimi giorni sta perseguendo Matteo Renzi con l’involontaria collaborazione di Giuliano Pisapia, intento com’è il segretario del Partito Democratico a cercare di “aprire a sinistra” (ma non troppo) in una “coalizione larga” (parole sue) che escluda Sinistra Italiana (perché Fratoianni non è d’accordo con il Jobs Act), i vecchi compagni di MDP (traditori colpevoli di tradimento), D’Alema (perché D’Alema), i “civici” guidati da Falcone e Montanari (che per Renzi sono gli uomini neri del ceffone preso il 4 dicembre scorso in occasione del referendum costituzionale) e Civati (perché Civati). In pratica Renzi, con la solita astuzia da venditore di pentole su un pullman in direzione Assisi zeppo di vecchietti in gita a 5 euro pacco di pasta incluso, ha capito che Pisapia da solo, chiamandolo “centrosinistra” potrebbe essere il miglior elemento destabilizzatore di una sinistra già confusa per natura. E Pisapia se n’è accorto? L’ha capito?

In pratica Renzi ha capito che Pisapia da solo, chiamandolo “centrosinistra” potrebbe essere il miglior elemento destabilizzatore di una sinistra già confusa per natura. E Pisapia se n’è accorto? L’ha capito?

Difficile dirlo. Ora. A leggere i giornali – che ci prospettano un’estate con i retroscenisti sulla cresta dell’onda – Giuliano Pisapia e il suo Campo Progressista appaiono quotidianamente strattonati da un Renzi che ha “cambiato verso” (ancora) cercando nell’ex sindaco di Milano quel pacchetto di consenso che sembrava già pronto e impacchettato per il sempreverde patto del Nazareno con Berlusconi e i suoi sodali. Credere ancora a Renzi oggi potrebbe essere per Pisapia un errore imperdonabile. Ecco perché.

Vuole modificare l’anima maggioritaria del PD? Perfetto. Qualcuno spieghi a Giuliano, per favore, che il recente congresso del Pd ha sancito, come succede sempre nei congressi, una linea politica che non lascia troppo spazio alle interpretazioni e il Pd ha votato a larghissima maggioranza solo qualche settimana fa la linea politica messa in pratica da Matteo Renzi nei suoi mille giorni di governo con le riforme fatte, declamate, decantate e spesso bocciate dalla Corte Costituzionale e dagli elettori.

Vuole convincere Renzi a cambiare? Beh, in bocca al lupo: si tratta solamente di riuscire lì dove non è riuscito un sonoro schiaffo a forma di referendum e qualche migliaio di ex elettori che hanno assistito al mutamento genetico di un partito diventato corte ai servizi di un padrone oltre a qualche decina di parlamentari che per sfinimento si sono convinti addirittura a scindersi facendosi un partito proprio. Che poi quel partito, Mdp, sia al momento il principale interlocutore di Pisapia aumenta considerevolmente la sensazione di labirintite.

Vuole riunire sotto un’unica casa il centrosinistra deluso dal renzismo? Beh, questo potrebbe anche funzionare se davvero si capisse che ogni giorno speso a inseguire le amicali provocazioni dell’ex Presidente del Consiglio è un regalo all’usura del progetto. Se è vero che incaponirsi sulle differenze non è il miglior modo per unire è altrettanto vero che prendere una posizione netta e veloce sulle recenti politiche sul lavoro (Jobs Act), scuola (Buona Scuola), immigrazione (del decreto Minniti ne vogliamo parlare?) o riforma dello Stato (con l’ultimo tentativo di quella brutta riforma costituzionale) è un prerequisito essenziale per discutere e costruire.

Altrimenti, ma sarebbe incredibile, torna in mente la storiella della simulazione politica solo “per non sembrare quelli che” e allora davvero la sinistra (quella che ha le idee chiare sulle politiche di questi ultimi anni) ancora una volta sta riuscendo nella mirabile impresa di logorarsi e farsi logorare da sola. Maestri di autodafé. Come sempre.

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