Altro che macchina della verità. Il modo migliore per capire se una persona, quando sta al computer, sta mentendo, è studiare i movimenti del suo mouse. Lo hanno scoperto alcuni scienziati in uno studio dal campione contenuto ma dalla procedura molto rigorosa. Il movimento del mouse di una persona che mente è, anche senza volerlo, più rigido e contenuto. Chi dice la verità, invece, mostra un movimento molto più sciolto e aperto.
Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica PlosOne, è interessante quando si parla di furto di identità. Finora, per ostacolare le persone che si impadroniscono dei dati personali di un altro utente (addirittura cercando di rubarne la voce, con telefonate apposite) si era provato a inserire domande sempre più complicate (“come si chiamava il tuo gatto”, “il nome della prima via in cui hai abitato”), di fronte alle quali un truffatore avrebbe avuto difficoltà a rispondere. Forse, però, esiste un altro sistema, più efficace e, in un certo senso, più simile a una firma digitale. Il movimento del mouse.
Gli studiosi hanno chiesto a un gruppo di 40 persone di rispondere a un questionario digitale. Alcuni di loro avrebbero dovuto simulare di essere un’altra persona (i cui dati fittizi erano stati forniti dagli scienziati). Di fatto, impersonando il ruolo del ladro di identità. Gli altri avrebbero risposto utilizzando i propri dati. Ciò che nessuno dei partecipanti sapeva era che gli studiosi, in realtà, non fossero interessati tanto all’esattezza delle risposte, quanto ai movimenti del mouse. E questo è stato risolutivo.
Quando si mente, hanno notato gli scienziati, si tende a muovere il mouse con gesti più circospetti, lenti e limitati. In più, i tempi di risposta sono più lunghi. Chi dice la verità è più sciolto: muove il mouse a piacimento, con mosse ampie e durature. È una tendenza riscontrata anche in uno studio successivo.
È sufficiente per individuare i truffatori? Certo che no. Ma è un buon inizio. Almeno ha impostato il metodo per fare passi avanti.