Professore malato in Lombardia e avvocato indaffarato in Calabria. Il caso del docente di Lodi, che aveva accumulato 1.500 giorni di assenza tra malattia e congedi mentre seguiva le sue cause in tutta Italia, è solo l’ultimo di un lungo elenco di casi di assenteismo all’italiana. «Ma se ci sono i finti malati, la responsabilità è dei medici», tuona Luca Failla, avvocato fondatore dello studio LabLaw, che difende molti datori di lavoro alle prese con assenteisti seriali. «Non ci sarebbero finti malati se non ci fosse un medico pigro o fiancheggiatore che non fa bene il proprio lavoro. Eppure, abbiamo segnalato diversi casi all’Ordine dei medici, ma non abbiamo mai ricevuto risposta: nessuna sospensione o sanzione, come sta avvenendo nel caso dei medici antivaccinisti. È arrivato il momento che anche i camici bianchi si assumano le loro responsabilità rispetto a questo fenomeno non più tollerabile».
I lavoratori assenteisti e i finti malati ci sono sempre stati: quelli delle lunghe degenze ingiustificate o tattiche, gli assenteisti seriali del lunedì, quelli che abusano della legge 104 o dei permessi sindacali mentre magari sono in vacanza. La letteratura è ampia. Ma negli ultimi anni, con la crisi economica, la spending review e “i sacrifici per tutti”, la sensibilità sui furbetti che prima venivano tollerati è aumentata. «I datori di lavoro sono più sensibili: con la crisi le aziende sono più attente di prima a eventuali sacche di inefficienza», spiega Failla. E lo stesso vale per le amministrazioni pubbliche, colpite in questi anni da tagli lineari e blocco delle assunzioni. E pure i giudici del lavoro sono diventati molto più severi che in passato: i licenziamenti vengono confermati e qualcuno viene pure condannato al pagamento delle spese processuali.
Abbiamo segnalato diversi casi all’Ordine dei medici, ma non è mai stato attivato un procedimento disciplinare. L’Ordine ha una responsabilità enorme e dovrebbe prendere provvedimenti. Servono sentenze penali esemplari: non ci sarebbero finti malati se non ci fosse un medico pigro o fiancheggiatore
Ma manca un tassello: i medici. Quelli che firmano i certificati attestando malattie che non ci sono, complici o solo superficiali. In molti casi basta una telefonata per avere un certificato medico. Con casi al limite del grottesco. Come il lavoratore assente per 14 mesi per una malattia certificata dal medico di base, che poi era suo padre. Peccato che mentre risultava malato, si dedicava alla propria passione di ciclista raggiungendo ottimi risultati in competizioni semiprofessionistiche e pubblicando gli aggiornamenti dei propri piazzamenti sul profilo Facebook. Decisione del giudice del lavoro: licenziamento legittimo. Per il padre medico nessuna responsabilità. O ancora il caso del dipendente che aveva inviato un certificato medico in azienda, mentre invece era in carcere per spaccio di droga. È bastato che la moglie telefonasse al medico, ed ecco pronto il certificato. Senza dare neanche un’occhiata al presunto malato, che si trovava dietro le sbarre.
«Questi e altri casi sono stati segnalati all’Ordine dei medici», racconta Failla, «ma non è mai stato attivato un procedimento disciplinare. L’Ordine ha una responsabilità enorme e dovrebbe prendere provvedimenti». Anche perché se alcune responsabilità venissero appurate, si ipotizza il reato di truffa. «Ma anche quando ci sono stati casi di assenteismo di massa, come il famoso caso dei vigili di Roma tutti malati la notte di Capodanno del 2015, i medici non hanno pagato, né l’Ordine è intervenuto». Il Comando era stato inondato da certificati medici. Sembrò una ritorsione contro l’ex sindaco Ignazio Marino, che aveva deciso di introdurre la rotazione obbligatoria dei poliziotti municipali, ma ad oggi nessuno ha pagato per aver lasciato la città senza presidio nella notte di San Silvestro. Tantomeno i medici autori dei certificati di massa.
«Il problema dell’assenteismo ingiustificato si potrebbe rompere alla radice se i medici smettessero di fare falsi certificati», dice Failla. «La sensibilità dei giudici del lavoro è aumentata. Ora bisogna aumentare la sensibilità dei giudici penali, con sentenze esemplari per i medici di modo che sappiano che rischiano se emettono certificati falsi».
E invece, su spinta della Federazione nazionale Ordini dei medici e chirurghi, è stato presentato di recente al Senato un ddl che prevede per il lavoratore la possibilità, per i primi tre giorni di malattia, di effettuare l’autocertificazione. «Così i medici se ne lavano le mani», commenta Failla. «È la ciliegina sulla torta per consolidare un sistema di impunità e deresponsabilizzare i camici bianchi».