Tratto dall’Accademia della Crusca
In molte biblioteche pubbliche italiane è conservato un libro pubblicato nel 1911 da Achille Bertarelli e David Henry Prior intitolato Il biglietto di visita italiano, nel quale è sapientemente ricostruita la storia del diffusissimo cartoncino a stampa in cui sono riportati il nome, il cognome, l’indirizzo e spesso anche il titolo professionale di una persona.. Mentre nel titolo e nell’indice del libro la formula che indica l’oggetto di cui qui si tratta è biglietto di visita, nel corpo del testo la sequenza che ricorre più spesso è biglietto da visita. L’esempio dimostra che, nell’espressione, l’oscillazione fra la preposizione da e la preposizione di è antica. La doppia possibilità è già presente nelle prime attestazioni dell’espressione, che – come documenta il GRADIT Grande Dizionario Italiano dell’Uso diretto da Tullio De Mauro – risalgono alla fine del Settecento, mentre i dubbi espressi dai nostri lettori dimostrano che l’alternanza fra biglietto da visitae biglietto di visita è ancora viva. Nella prima sequenza, abbiamo la preposizione da adoperata con valore finale (lo stesso che ricorre in altre voci composte da più parole che però contano come se fossero una parola sola, come ferro da stiro, polvere da sparo, macchina da scrivere ecc.); nella seconda, la preposizione di indica piuttosto una relazione: il biglietto di visita è quello proprio della, relativo alla visita.