Curare la calvizie con l’arte: la nuova frontiera (ricca) dei tatuaggi

Dimenticare tribali e dragoni oggi la frontiera del business dei tatuaggi si avvicina alla chirurgia estetica e per una volta l'Italia è all' avanguardia

È stato uno stigma per carcerati e marinai, poi un marcatore di identità per giovani e meno giovani. Ora il tatuaggio sta diventando altro: un modo per nascondere difetti estetici. Quando viene usato con questo fine “paramedico” va sotto il nome di “dermopigmentazione”. Si usa per coprire la calvizie, per nascondere le macchie della vitiligene, per correggere difetti alle sopracciglia o bocca. Sta diventando un business, naturalmente, e l’Italia per una volta è all’avanguardia.

«È un’attività che sta crescendo e che esploderà per via della semplicità del trattamento rispetto a quelli con il laser o la chirurgia estetica», commenta Elena, 23 anni, tatuatrice di esperienza che si specializzando nel campo della dermopigmentazione. «Altri trattamenti, compresa la cancellazione del tatuaggio, richiedono più sedute e costi significativi. La dermopigmentazione oggi non è economica ma con l’aumento della domanda i prezzi saranno competitivi rispetto alle alternative oggi esistenti».

Il primo campo di applicazione è quello del camouflage della calvizie. «Per bloccare la perdita di capelli oggi è necessario assumere farmaci, che però hanno spesso effetti collaterali notevoli, come gli sbalzi di umore o perfino l’impotenza». Funziona così: il tatuatore disegna una fitta trama di puntini sulla parte calva della testa. L’effetto ottico che si ottiene è quello di una rasatura corta. Una sorta di tromp d’oeil, che però è più facile a dirsi che a farsi. «La difficoltà tecnica è elevata, perché bisogna lavorare con una lente di ingrandimento ed è richiesta una precisione estrema», racconta Elena, che sta frequentando un apposito corso a Milano. «È diverso anche l’approccio che deve avere il tatuatore rispetto al tatuaggio “artistico” convenzionale. In questo campo è centrale assecondare la sensibilità del cliente, perché stai lavorando su una parte del corpo che gli appartiene. Il tatuaggio “per sfizio” invece aggiunge elementi esterni». La componente psicologica è cruciale per la soddisfazione dei clienti. Mentre la delicatezza dell’operazione è tale che è necessaria la collaborazione di un chirurgo estetico o di un medico che controlli le condizioni del paziente prima che si sottoponga all’intervento.

«In questo campo è centrale assecondare la sensibilità del cliente, perché stai lavorando su una parte del corpo che gli appartiene. Il tatuaggio “per sfizio” invece aggiunge elementi esterni»

Fin qui i capelli, la cui tecnica va sotto il nome di “tricopigmentazione”. Le applicazioni della dermopigmentazione però sono più vaste. Le macchie della pelle causate dalla vitiligine possono essere coperte attraverso tatuaggi, che assumono la tonalità della pelle del paziente. Lo stesso vale per insicurezze causate da imperfezioni fisiche che riguardano la bocca o le sopracciglia, parti del corpo che vengono trattate correggendo e riformando le simmetrie del viso. La differenza importante rispetto al tatuaggio convenzionale è che L’inchiostro dell’ operazione svanisce dopo 2/3 anni in modo tale che il tatuaggio si possa rifare adattando l’intervento ai cambiamenti delle simmetrie del viso e della pelle. Di conseguenza il trattamento consente ai macrofagi (cellule mononucleate) di espellere il colore dell’inchiostro, consentendo quindi il camuffamento del tatuaggio, che assume il colore della pelle, coprendo l’imperfezione.

La dermopigmentazione è uno dei pochi business che si sta evolvendo in Italia prima che all’ estero, tanto che si potrebbe affermare che forse per la prima volta riusciamo ad anticipare i trend piuttosto che cavalcarli con anni di ritardo

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