Dall’ultimo numero di Riders Magazine, mensile di moto e lifestyle.
Fai conto di essere sulla spiaggia del lido Venere a Giulianova in una mattina d’estate. Niente vento. Ombrelloni bianchi e blu coordinati con le sdraio. Teli con Masha e Orso, tette e bicipiti incremati. Sederi, con cellulite o meno. Bimbi che sbattono i piedi. Posi il libro, allunghi lo sguardo: piste di luce sull’acqua. Voci di mamme che chiacchierano di asili mentre lì appena sotto, se appena ci pensi, lo sai: c’è la pazzia.
Perché alla fine il mare è quello, è perfino troppo facile da dire e non bisogna scomodare Freud, Ulisse, il Titanìc o New York 2140 di Kim Robinson. Il mare anche in una bella mattina è quello: l’incontrollabile, l’inconscio, il covile dei mostri e l’empireo delle Sirene che forse amano ma di certo ammazzano. Navigare, anche con la ciambella a paperella, in quel certo senso è andare su mostri follia e morte.
Le mamme parlano di chat di classe, nel mentre potresti considerare che il mare è anche il luogo dell’azzardo. Della Ladrata. Della beffa di Buccari, dei tesori, dei pirati, delle imprese da Venezia all’Impero Britannico. È il posto dove il villain diventa hero e viceversa il saggio diventa folle.
Potresti perfino staccarti dalla contemplazione di tette (o bicipiti de gustibus, incremati sempre) e riflettere un po’ sul labile confine tra azzardo vincente e morte tapina, tra beni e mali che se si è (s)fortunati fanno nascere o il successo, o il pensiero. Potresti, se le mamme stessero zitte loro e le loro paranoie di scuola.
Potrebbe venirti in mente la storia di Donald Crowhurst.
Il mare è anche il luogo dell’azzardo. Della Ladrata. Della beffa di Buccari, dei tesori, dei pirati, delle imprese da Venezia all’Impero Britannico. È il posto dove il villain diventa hero e viceversa il saggio diventa folle
Era il 1967, c’era già la contestazione (a Berkley), Sgt Pepper dei Beatles, e il mondo era abbastanza stupito dall’impresa di Sir Fancis Cichester: circumnavigazione del globo in solitaria senza mai prendere terra. Al punto che il Sunday Times organizzò per l’anno dopo la prima gara nautica sulla misura del giro del mondo, senza scalo. Partenza tra giugno e ottobre del ‘68. Otto competitor, tutti preparati e determinati, più un outsider, un ingegnere elettronico inglese cresciuto in India, con tante idee e tanti azzardi (aveva inventato un dispositivo per la geolocalizzazione in mare, ma la sua azienda di elettronica se la passava male), 36 anni, una moglie e quattro figli. Aveva navigato solo nei fine settimana. Donald Crowhurst appunto.
Si era fatto sponsorizzare da un industriale di roulottes e dalla città di Teignmouth, e Teignmouth Electron era il nome della sua imbarcazione. Un trimarano di 12 metri, veloce e stabile, aveva però il difetto di non potersi rimettere dritto se veniva rovesciato da un’onda. I tempi strettissimi tra la decisione di partecipare alla gara e la partenza costrinsero Crowhurst a partire l’ultimo giorno utile, con lavori all’imbarcazione da finire in mare e problemi tecnici. L’Electron era stato definito da un navigatore esperto che ci aveva messo piede: “Senz’altro un mascalzone”. La rotta andava da dall’Inghilterra all’Atlantico, costeggiava il Sud America, doppiava capo Horn, l’Oceania e Capo di Buona Speranza per rientrare in Atlantico e verso l’Inghilterra. Le viti dell’Electron durante la navigazione oceanica tendevano a svitarsi. Ecco l’azzardo.Le viti dell’Electron durante la navigazione oceanica tendevano a svitarsi. Ecco l’azzardo. I taccuini di Crowhurst si riempirono di notazioni come: “Tenuto party tempestoso con le sirene nei quaranta ruggenti”. Ecco le Sirene. E di considerazioni come: “Durante la vita ogni uomo gioca su uno scacchiere cosmico col diavolo. Ogni uomo può decidere da solo chi ha vinto. È un gioco difficile seguire chi sta vincendo il gioco, perché Dio gioca con certe regole, e il Diavolo con regole opposte”
Dall’inizio della navigazione Crowhurst si trovò alle prese con problemi di ogni tipo. L’Electron imbarcava acqua, l’acqua invadeva il comparto elettrico, il generatore di elettricità si allagava, il pilota passava il tempo in riparazioni, sognava di affogare una notte sì e l’altra pure. Annotava nei suoi taccuini: “Questa barca va bene solo per navigare in piscina”. Ma dal 10 dicembre 1968 Crowhurst cominciò a segnalare ai giudici di aver percorso un numero di chilometri impressionante, fino a 450 in un giorno, inventando via via false posizioni che falsavano quelle della gara. Ecco la ladrata. Addirittura un concorrente, Tetley, spinse la sua barca al limite per cercare di superare il Crowhurst fantasma, e fu costretto al ritiro. Ma appunto Crowhrurst era già un fantasma. Per mesi era riuscito nell’impresa di fornire false posizioni ai giudici. Invece di doppiare Capo Horn era risalito lungo la costa atlantica del Sud America. Un vagabondaggio che molti hanno spiegato con la pazzia.
Ma chissà. I taccuini col procedere del viaggio si riempirono di notazioni come: “Tenuto party tempestoso con le sirene nei quaranta ruggenti”. Ecco le Sirene. E di considerazioni sulla morale, sul mondo, sull’uomo, sul diavolo. Su Dio. E sul gioco. “Durante la vita ogni uomo gioca su uno scacchiere cosmico col diavolo. Ogni uomo può decidere da solo chi ha vinto. È un gioco difficile seguire chi sta vincendo il gioco, perché Dio gioca con certe regole, e il Diavolo con regole opposte”. E sulla libertà: “la libera volontà è il solo obbligo morale che l’individuo deve al progresso del sistema”, e sul Tutto: “Progresso verso cosa? Perché? verso l’integrazione cosmica, naturalmente, dove altro pensi che stiamo andando?”. L’ingegnoso, l’azzardoso, l’imbroglione (forse), l’avventuriero spinto dal bisogno, aveva rinunciato al gioco e forse era impazzito davvero, forse era diventato un filosofo e un saggio vero. Le ultime note dei taccuini: “Non ho bisogno di prolungare il gioco. È finita. È finita. È la grazia”.
Crowhurst è scomparso in mare il primo luglio 1969. Il vincitore della gara Robin Knox-Johnston ha devoluto il premio alla vedova di Crowhurst, Claire. L’Electron è sopravvissuto, è stato ritrovato nell’oceano. Ora invecchia e impigrisce su una spiaggia delle Cayman. Più o meno come le mamme. I bambini. I bicipiti. Le tette. Più o meno come te. Che stai pensando a un calamaro.