Come sostiene Patricia Napier-Fitzpatrick, della Etiquette School of New York, è dal modo in cui tiene l’ombrello che si vede il vero gentiluomo. Dispiace doverlo ricordare, ma esistono delle regole importanti da rispettare quando lo si ha in mano. Non è questione di bon ton, ma di buon senso. E fino a quando continueremo a proteggerci dalla pioggia con uno strumento che non ha mai conosciuto grandi innovazioni, saremo obbligati a seguirne le leggi.
Prima di tutto, l’ombrello va considerato un’estensione dello spazio personale. Per strada, sul marciapiede: tutto si gioca intorno a questo fatto. Per questo motivo, come si scrive qui, il primo passo di un gentiluomo-con-l’ombrello è di sceglierne uno che sia proporzionato alla propria stazza. Troppo piccolo, fa ridere. Troppo grande, dà fastidio agli altri (e sottrae spazio sul marciapiede).
Il secondo punto è anche quello più drammatico: l’apertura. Il vero gentiluomo (ma, sia chiaro, anche la gentildonna: non si fanno discriminazioni qui) sa che bisogna aspettare di essere in strada, per farlo. Se non lo si fa, si rischia di colpire qualche passante – e sarebbe molto maleducato. Allo stesso modo, non va aperto negli interni. E in questo senso c’entra, un poco, anche la superstizione.
Il terzo è quello dirimente: la persona beneducata sa che, quando incrocia una persona più bassa di lui, dovrà sollevare l’ombrello per lasciarlo passare. E se si ha la stessa altezza? Secondo etichetta, lo solleverà quello con l’ombrello più grande. Non importano due gocce se il rischio e cavare l’occhio a qualche sconosciuto.
Ci sono anche altre regole di buona creanza: ad esempio, quella di condividere sempre l’ombrello con la persona accanto. Oppure quella di chiuderlo subito non appena si entra al chiuso (e non lasciarlo gocciolare) e metterlo nei portaombrelli appositi. Quando si esce, prendere il proprio e non il primo, a caso, che non si sa di chi sia. E ancora: quando non piove, mai tenerlo in mano orizzontale (qui sì che si rischia di cavare gli occhi). Sono tutte buone norme per distinguersi dagli altri, se il mondo è così in rovina da non conoscere più l’educazione e lascia tenere l’ombrello in mano alle donne mentre gli uomini, magari politici, discettano di parità e integrazione.