Nel Paese del politicamente corretto, a Chi si perdona qualsiasi porcata

Le foto rubate a Gigi Buffon e Ilaria D’Amico non hanno fatto ribollire il sangue alle femministe. Perché le riviste scandalistiche sono dispensate dal vaglio etico-morale cui vengono sottoposte favole, pubblicità, fiction, film, libri, calendari, giocattoli. Criticare Visconti si può, Signorini no

Esiste destrutturazione socio-culturale, esorcismo linguistico, smottamento dei canoni estetici, ribaltamento della morale capace di fare in modo che a nessun direttore di rivista scandalistica (femminile, pardon) venga in mente di pubblicare gli scatti di effusioni molto intime tra marito e moglie? No e non è una cattiva notizia. Verrà sempre un Signorini e avrà i nostri occhi, nessuno proverà mai a censurarlo o, peggio, ad avviare pubblicazioni parallele, alternative, correttive. Non importa quanti discutibili servizi fotografici di mogli con la testa tra le gambe del marito diano alle stampe, quante micidiali effrazioni della deontologia e del buon gusto commettano: noi non sfoglieremo mai “Diva&Donna per ragazze ribelli”, a nessuno dei socio-soloni che ideano campagne per sanzionare la Ferrero quando scrive “Per Lei” o “Per Lui” sulle uova di Pasqua verrà mai nemmeno in mente che sulle pagine di quelle riviste si formino degli psico-mostri, si ipnotizzino le coscienze e s’avviino tutte le catastrofi culturali cui ultimamente si tenta di porre rimedio. Le riviste scandalistiche sono dispensate dal vaglio etico-morale cui vengono, invece, incessantemente sottoposte favole, pubblicità, fiction, film, libri, calendari, giocattoli e, soprattutto, sono immuni alle abbondanti iniezioni di politicamente corretto funzionale alla correzione dei pregiudizi che giustificano e sorreggono gli stereotipi (di genere, soprattutto, ma non solo). Questo, per certi versi, ne fa un avamposto di libertà. Di piacere, anche – considerato che un nutrito numero di tette e culi su Chi non manca mai, nonostante il nudo stia andando in pensione (il calendario Pirelli del 2018 è ispirato ad Alice nel paese delle meraviglie e le pop star salgono sul palco in blazer perché “voglio che il pubblico ascolti solo la mia musica” (Taylor Swift); persino Miley Cyrus ha recentemente dichiarato di essersi pentita di aver twerkato seminuda sui palchi di mezzo mondo. E poiché quando c’è sentimento, non c’è mai pentimento, le riviste scandalistiche, mai pentitesi di niente, risultano più vere, autentiche, coinvolte.

Sull’ultimo numero di Chi, rivista diretta da Alfonso Signorini, ci sono molti scatti di Ilaria D’Amico e Gigi Buffon che si coccolano. Uno, in particolare, ha surriscaldato i social network: si vede lei con la testa tra le gambe di lui. Entrambi sono in costume, giocano. Nessuno si è, invece, risparmiato dal sottolineare che lo scatto rubato potrebbe ritrarre un momento di sesso orale. Il Messaggero ha dato la notizia in questo modo: “Buffon e D’Amico: la vacanza è hot”: nel pezzo si legge “l’espressione sul volto di Buffon tradirebbe un certo appagamento”. Paolo Ziliani, giornalista sportivo, sul suo account Twitter ha scritto “Ilaria D’Amico è in silenzio stampa, dice che non vuole che le si mettano in bocca cose che non desidera”.

Per la foto di Ilaria D’Amico e Gigi Buffon pubblicata da Chi il sangue non è ribollito né alle femministe, né agli indignati

Il Messaggero ha dato anche conto dei termini in cui si è articolata la reazione delle persone sui social network e delle due fazioni createsi: per alcuni, “non c’è niente di male”, per altri “certe cose si fanno a casa”. Il sangue non è ribollito né alle femministe, né agli indignati. Le donne di #nonunadimeno, che a marzo hanno scioperato contro il precariato, la reificazione del corpo femminile, la disparità salariale di genere, il sessismo delle istituzioni, la violenza sulle donne, non hanno preso nessuna posizione. Ultimamente sono molto impegnate nella campagna Twitter #cinestalking: a questo hashtag si segnalano tutti i film che corteggiano, legittimano – o, anche, combattono – la persecuzione sentimentale (sono finiti all’indice Ossessione di Visconti, Se scappi ti sposo, Il Piccolo Principe, questi ultimi due riconvertiti in Il Piccolo Stalker, Se scappi ti stalkero). Invece, che un Paese questioni sul sesso coniugale di una donna, non è motivo di intervento. Tre anni fa, in un’intervista a Rivista Studio, Alfonso Signorini spiegava come il Corriere della Sera e La Repubblica si fossero da anni convertiti al gossip per accaparrarsi clic, aggiungendo che «sulle loro terze colonne, vedo cose che io non metterei mai su Chi». Per Signorini, la cronaca rosa rappresenta una delle più consistenti zattere che potrebbero traghettare l’informazione verso la salvezza, perché «i giornali non devono mai venir meno a un dovere: l’evasione». Rintronati da una forsennata comunicazione di fatti e notizie principalmente ansiogeni, ai lettori non resta altro che tuffarsi nella cronaca delle vacanze a Formentera di Ilary Blasi. Non è affatto irragionevole. Le colonne di Repubblica e del Corriere ripubblicano spesso le foto che i paparazzi rubano alle celebrità e, altrettanto spesso, vengono criticate dai propri lettori o dal vasto pubblico di commentatori seriali dell’etere. Chi, invece, non scandalizza nessuno. Eppure, è un giornale con migliaia di lettori, fa numeri che moltissimi quotidiani non possono far altro che invidiare.

Le riviste scandalistiche sono dispensate dal vaglio etico-morale cui vengono, invece, incessantemente sottoposte favole, pubblicità, fiction, film, libri, calendari, giocattoli e, soprattutto, sono immuni alle abbondanti iniezioni di politicamente corretto funzionale alla correzione dei pregiudizi che giustificano e sorreggono gli stereotipi (di genere, soprattutto, ma non solo)

Non conta individuare cosa di sbagliato c’è nell’operato dei paparazzi – che si credevano pronti all’estinzione e invece quest’estate sono grandemente tornati alla ribalta (lo ha segnalato Manuel Peruzzo sul Foglio) -, né stabilire i confini tra informazione e voyeurismo, notizia e provocazione: ricondurrebbe a noiose e tendenziose elucubrazioni sull’imbarbarimento delle persone. Servirebbe? No. Può, invece, essere interessante provare a chiedersi come mai non ci siano mai strutturate obiezioni a quello che le riviste scandalistiche pubblicano, perché gli intellettuali si limitino a guardarle con disprezzo, se sono ancora intellettuali che hanno il coraggio di essere snob o, invece, a elogiarne un certo je ne sais quoi (come fa Miranda in Sex and The City) se sono della folta e posticcia schiera degli intellettuali pop. Può darsi che la risposta stia nel fatto che i facili nemici, consunti dal continuo addebito sul loro conto di tutti i mali sociali, sono assenti dalle riviste scandalistiche. Il retaggio sessista ha disegnato il principe azzurro, non Eva2000. Il retaggio sessista è un nemico esterno, è una cappa, una sottile propaganda che ci viene inculcata: non abbiamo nessuna responsabilità quando la perpetriamo. Per questo i tentativi per toglierci di dosso la sua maledizione ci piacciono tanto e ci vengono così facili: in fondo, non ci chiamano in causa, perché crediamo che tutto sia emendabile e correggibile perché fattore culturale, da attribuire a entità tanto presenti quanto evanescenti: la storia, la tradizione, il passato, l’abitudine.

Eva2000, Chi, Diva&Donna, invece, rispondono a qualcosa che abbiamo dentro, a un bisogno che o neghiamo o assecondiamo con ingordigia. Ma figuriamoci se saremmo mai pronti ad assumerci la responsabilità del fatto che sbirciare nella vita privata dei personaggi pubblici, anche nel modo più laido e meschino possibile, non è colpa dell’educazione che ci viene impartita: è colpa di quello che siamo. Pertanto, meglio ribaltare i film di Luchino Visconti e lasciare impunito Alfonso Signorini che – non si manca mai di sottolinearlo – ha fatto gli studi classici.

Non conta individuare cosa di sbagliato c’è nell’operato dei paparazzi né stabilire i confini tra informazione e voyeurismo, notizia e provocazione. È più interessante provare a chiedersi come mai non ci siano mai strutturate obiezioni a quello che le riviste scandalistiche pubblicano. Perché sia meglio ribaltare i film di Luchino Visconti e lasciare impunito Alfonso Signorini

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