No Made Boards, i surfisti artigiani che hanno fatto incontrare le onde e il legno

La passione per il surf, un viaggio in Australia e una pazza idea: costruire delle tavole in legno, le migliori del mondo. E far diventare tutti i surfisti degli shaper, artigiani della propria passione

Tutto nasce in Australia, ma poteva essere dovunque al mondo, in quegli angoli di pianeta in cui quel peculiare attrito tra terra, mare e vento produce quel fenomeno affascinante e terribile assieme che sono le onde, croce dei navigatori, delizia dei surfisti. Dipende da che parte stai, insomma. Ed Eugenio e Federico Celli sono dei surfisti. Di più: sono dei surfisti che hanno voglia di diventare shaper e di costruirsi la loro tavola. E poi di farlo in legno, della cui lavorazione sono appassionati, come si usava fare negli anni ’30.E infine di fare di quel lavoro la loro professione.

Tutto nasce in Australia, dicevamo: «È di ritorno da quel viaggio che ci siamo messi in testa che volevamo farci le nostre tavole», racconta Eugenio, che non esita ad ammettere, come da copione, che la sua prima tavola in legno – come da copione, del resto – «faceva schifo». Altrettanto da copione, però, i fratelli Celli non si perdono d’animo. Soprattutto Eugenio, che di giorno lavorava nell’azienda di calcestruzzi del padre e che passava la notte a costruire nuovi modelli e nuovi prototipi.

«Anche negli anni ’30 si facevano le tavole in legno, ma quelle di oggi in polistirolo e vetroresina sono molto più leggere. Troppo, per pensare di farle piene». Sarà un surfista, Eugenio, ma a venirgli in soccorso è un intuizione degna di un navigatore: «Ci siamo ispirati alle barche e abbiamo pensato di fare delle tavole vuote con scheletro portante

Il problema dei problemi si chiama peso: «Anche negli anni ’30 si facevano le tavole in legno, ma quelle di oggi in polistirolo e vetroresina sono molto più leggere. Troppo, per pensare di farle piene». Sarà un surfista, Eugenio, ma a venirgli in soccorso è un intuizione degna di un navigatore: «Ci siamo ispirati alle barche e abbiamo pensato di fare delle tavole vuote con scheletro portante», spiega.

Il processo produttivo è molto più complesso di quanto si potrebbe immaginare. Prima si progetta al Cad l’intera tavola, per ricavare lo scheletro interno e i singoli pezzi che andranno a comporla. «La parte più complessa sia nella progettazione che nella realizzazione di una tavola da surf sono i bordi , perché hanno una geometria variabile con curve diverse in ogni punto», spiega. Quindi si realizza il modello definitivo fresando tramite Cnc i singoli pezzi che poi vengono assemblati e sagomati a mano.

Funziona. E le tavole di No Made Boards – questo il nome del progetto, cui partecipa assieme ai due fratelli anche Federica Ciarrocchi, “voce narrante” del progetto – diventano un oggetto di culto per i surfisti. Non ancora abbastanza, però, per placare le ambizioni e i sogni di Eugenio, che per volare ancora più alto – o meglio: per cavalcare l’onda fino alla fine – è entrato nel programma di accelerazione di Botteghe Digitali promosso da Banca Ifis: «Voglio un sito con il Seo migliore che c’è, voglio un e commerce che ci consenta davvero di vendere le nostre tavole in tutto il mondo». Soprattutto, vuole «fare di ogni surfer uno shaper». Missione compiuta, visto che i primi kit sono stati presentati dal 21 al 23 luglio a Roma. Del resto, c’è una cosa che accomuna surfer, navigatori e imprenditori: che qualunque sia l’attitudine nei confronti delle onde, coi piedi sulla riva non ci restano.

Botteghe digitali è il progetto di Banca Ifis dedicato al made in Italy 4.0

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