Sorpresa: anche gli uccelli sviluppano dialetti e accenti regionali

L’usignolo eremita ha un canto squillante nell’Est degli Usa, ma anche un canto ombroso nell’Ovest. Perché? Opera di una differenziazione evolutiva, ma anche di una scelta "culturale"

ORLANDO SIERRA / AFP

Un po’ è cultura, un po’ è evoluzione. Il problema è, come con l’uovo e la gallina, capire quale dei due agisca prima (e con più forza). Come non tutti sapranno, non solo gli uomini parlano lingue diverse con accenti diversi, ma anche gli animali, a seconda della provenienza geografica, modificano i loro versi. Possibile? Sì, eccome.

Un buon esempio, scrive Claudia Geib su AtlasObscura, è il canto degli usignoli eremiti, una specie particolare del nord America. Se si ascoltano gli esemplari dell’Est, si può sentire un trillo molto simile “a un orchestra che si sta riscaldando: il suono sperimentale di un flautista, un violino che vibra con note molto alte” vanno a chiudersi in una melodia molto più ampia. Un suono ondulato e bello da sentire. A Ovest, invece, la musica cambia (pun intended): ci sono note più basse, trilli più brevi, un suono più oscuro e meno brillante. Perché?

Esempio di canto di un usignolo eremita dell’Est

Semplice: sono due gruppi di uccelli separati. Nel tempo hanno sviluppato sonorità diverse, facendo prevalere gli uni le note più alte, mentre gli altri hanno preferito indagare le zone più profonde. A queste differenze si sommano anche piccoli cambiamenti nella forma, nel piumaggio e nelle dimensioni. Eppure sono la stessa specie, separata da chilometri di distanza e, secondo alcuni risultati genetici, anche qualche migliaio di anni. Si sarebbero divisi durante le glaciazioni.

Esempio di canto di usignolo eremita dell’Ovest

La differenza nel canto è essenziale: gli esemplari di questi due gruppi, non riconoscendo il canto, si rifiutano di accoppiarsi tra loro. Per ciascuno di loro l’altro appartiene a una specie diversa (cosa che non è vera): non condividono i trilli, per cui non condivideranno neanche i geni. Una separazione “culturale”, si può dire, che alla lunga porterà anche a una differenziazione genetica. O no?

Il grande dubbio degli scienziati è proprio questo: cosa viene prima? I gruppi si differenziano perché hanno canti diversi o hanno canti diversi perché, in realtà, sono già un po’ differenziati? È, appunto, il dilemma dell’uovo e della gallina. Potranno essere state questioni ambientali (più o meno vegetazione, per esempio) a cambiare le loro scelte di canto? O erano già destinati a separarsi? L’interrogativo resterà sempre sospeso. Mentre gli usignoli, da parte loro, continueranno a cantare.

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