I nuovi stadi? Meglio farli di paglia. Si risparmiano tempo e denaro. E l’ambiente sta meglio. È una provocazione (chissà quanto durerà) fatta in Russia contro i mondiali del 2018, che si terranno proprio lì. La protesta prende di mira gli sprechi e la corruzione che gira intorno al business dei nuovi stadi: in mezzo, tra i vari oligarchi che beneficiano degli appalti, ci sono anche le enormi aziende di Aras Agalarov (che – pare – avrebbe anche dei legami affaristici con Donald Trump).
I primi calcoli parlano di cifre enormi: secondo la Reuters, per tutta l’organizzazione della manifestazione, serviranno 620 miliardi di rubli. Pochi di questi finiranno nelle tasche della maggior parte della popolazione. Che dovrà accontentarsi, al massimo, di vedere le partite in televisione con l’orgoglio (quanto grande?) di sapere che vengono disputate nel loro Paese. Oppure, come hanno fatto a Krasnoye, nella regione di Stavropol, possono reagire: costruendo per protesta, in pochi giorni, uno stadio di paglia.
“Nessun rublo è stato rubato durante la costruzione dello stadio”, recita un cartello all’ingresso. E la polemica è chiarissima. Ci hanno impiegato solo cinque giorni, spendendo 40mila rubli (circa 670 euro). Serve a riderci sopra, dice il direttore dello stadio, il contadino Roman Ponomarev. Un esempio classico di humour russo: a loro piace tanto. “Pensiamo allo stadio di San Pietroburgo: prima doveva costare 6 miliardi di rubli. Poi sono diventati 48. E poi si è scoperto che non è nemmeno stato completato”. Una procedura molto diffusa in tutto il mondo. “Il nostro stadio di paglia è stato pensato per prendere in giro proprio questo”.
E lo useranno? Certo. A fine luglio ci sarà un torneo, con giocatori, arbitri e un trofeo, assicurano. E quello non sarà di paglia.