Per più di un secolo gli studiosi orientalisti sono rimasti senza parole. Cosa vorranno dire – si chiedevano – quei segni astrusi lasciati sulla tavoletta babilonese scoperta da Edgar Banks (archeologo e diplomatico Usa) nel sud dell’Iraq? Per decenni hanno brancolato nel buio. Poi, inaspettata, è arrivata la scoperta ad opera di un gruppo di ricercatori australiani: si trattava di una serie di calcoli trigonometrici. Una bomba.
Eh sì, perché fino a poco tempo fa la trigonometria era considerata conquista intellettuale del mondo greco. Invece si scopre ora che, circa 1.500 anni prima di loro, esisteva una popolazione in grado di svolgere calcoli complicatissimi con un metodo nuovo, che anche oggi potrebbe essere molto utile: anziché usare base 10, come facciamo noi oggi, i babilonesi usavano base 60. Era il sistema sessagesimale, più semplice da dividere per tre, che rendeva i loro calcoli molto accurati.
Non solo: la tavoletta descrive le forme dei triangoli rettangoli basandosi sui rapporti, non sugli angoli e le circonferenze. Questo potrebbe essere perfino insegnato, oggi, nelle scuole. Secondo alcuni, potrebbe perfino funzionare per la grafica digitale. Insomma, nonostante la supponenza degli scienziati di oggi, la realtà è sempre la stessa: dagli antichi non si smette mai di imparare.